venerdì 30 marzo 2018
Non ci resta altro da fare che diventare vivi, s'intitola l'ultimo capitolo del breve saggio di Giuseppe Montesano che si chiama appunto Come diventare vivi (Bompiani, pagine 190, euro 10). È un libro il cui titolo non mente, un saggio che considero fondamentale e che consiglio ostinatamente di leggere a tutti i giovani che conosco (e non solo a loro), quelli stessi di cui tratta nella parte finale un altro breve e fondamentale saggio uscito di recente, Pagare o non pagare di Walter Siti (Nottetempo, pagine 135, euro 12), i «giovani di una sempre più evanescente classe media, coccolati e spersi, incapaci di non cedere alle tentazioni di un'abbondanza fittizia». Montesano ha ancora fiducia nei giovani, e anche Siti si aspetta da loro delle sorprese, delle novità non negative: è accaduto al tempo della società industriale e potrebbe anche accadere nei nostri anni. Siti parla soprattutto di economia, con imprevista competenza, e davvero c'è molto da riflettere sulle sue riflessioni su ciò che quotidianamente accade e ci accade. Però i giovani sembra siano soprattutto prigionieri di miraggi mediatici, di illusioni espressive, di soddisfazioni narcisistiche abilmente iniettate da un sistema che è quello del Realismo capitalista (Nero edizioni, pagine 154, euro 13), titolo dell'intrigante, provocante saggio postumo di Mark Fisher, una sorta di Guy Debord dei nostri anni che sa come l'illimitata «licenza porti all'infelicità e alla disaffezione». Eppure tutti e tre questi testi così lucidi finiscono con note di speranza, che a me sembrano condivisibili più come augurio che come constatazione. Fisher sostiene che «la lunga e tenebrosa notte della fine della storia» in cui stiamo precipitando «va presa come un'opportunità enorme», e che «l'evento più minuscolo può ritagliare un buco nella grigia cortina della reazione che ha segnato l'orizzonte delle possibilità sotto il realismo capitalista», perché «da una situazione in cui nulla» di alternativo e di utopico «può accadere, tutto di colpo torna possibile». Non condivido appieno le sue speranze, ma è molto significativo che nonostante tutto si torni a parlare in modo attivo e non supino, non accettante e giustificante, di quel che il "capitalismo" (la Storia) ci propone, anzi ci impone. Sperando in lettori giovani, i testi di Montesano, Siti e Fisher parlano però a tutti, e sarebbe bene che tutti li leggessero, soprattutto... gli accettanti, coloro che, tra di noi, quotidianamente fanno volentieri a meno di chiedersi i perché delle cose, delle novità, e così prendessero a rifiutarne la logica dominante, opportunamente indorata. A rifiutare la logica del potere, la logica dei poteri che quotidianamente si aggiornano e si reinventano per conservare il dominio, cercando di rendercelo - e ci riescono! - accettabile.
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