giovedì 10 giugno 2021

Se potessi tornare indietro, non sono certo che sceglierei un’altra volta di anticipare Peg e tracheostomia. Lo so benissimo, del senno di poi son piene le fosse, e fare certi discorsi lascia il tempo che trova, ma lo dico lo stesso. Con il progredire della Sla, a un certo punto ho cominciato ad avere problemi, com’era previsto, con la deglutizione e con la respirazione. Così lo scorso novembre mi era stato chiesto se, intanto, volessi fare la Peg per evitare il rischio di finire strozzato, o che qualcosa mi finisse nei polmoni provocando una polmonite, che avrebbe facilmente potuto rivelarsi fatale. Ancora, all’epoca, riuscivo a mangiare quasi normalmente, pur con molta lentezza e attenzione. Diedi il mio assenso comunque, per prudenza. Anche senza dover per forza pensare al peggio, rimandare – mi fu spiegato – avrebbe potuto causarmi problemi con l’anestesia, e poi con la Peg sarei riuscito a contrastare il calo di peso, inevitabile con la mia malattia. E, in tutta onestà, il solo pensiero di potermi strozzare davanti a mia moglie o alle mie figlie mentre mi imboccavano era insostenibile.

Così, vai con la Peg. Venni chiamato dall’ospedale a dicembre, e dieci giorni prima di Natale avevo il mio bel buco nella pancia, attraverso cui alimentarmi. Una specie di latte denso e vischioso dall’aspetto tutt’altro che invitante, mentre circa il gusto non posso dire ovviamente niente, anche se sulla confezione c’è scritto, per qualche oscuro motivo, «al gusto di vaniglia». Sta di fatto che da allora non ho più mangiato nulla, e il senso del gusto mi manca tantissimo. È una cosa quasi ridicola, lo so, ma da allora mi ritrovo spesso a guardare su YouTube le clip con le ricette dei miei piatti preferiti, e posso sentirne il sapore, persino l’odore. E spesso, io che in cucina non sono andato al di là di un uovo al tegamino, qualche volta mi ritrovo a inventare ricette succulente, che preparo nella mia fantasia. È da piangere, ve lo posso garantire. Letteralmente da piangere. E lo è tanto più in quanto ancora oggi, sette mesi dopo l’intervento, mi accorgo che posso ancora deglutire. E pensare a tutto quello che mi sono perso è deprimente. Per cui, sì, mi sono un po’ pentito. Forse anche più di «un po’». Con la tracheostomia, poi, è andata ancora peggio. Ma questo ve lo racconto la prossima volta.

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