giovedì 15 ottobre 2015




Agnolo Doni volle ricordare il suo matrimonio con Maddalena Strozzi, oppure il battesimo della loro primogenita, quando commissionò a Michelangelo il celebre Tondo Doni. Non si potrebbe comprendere questa intensa meditazione sul Mistero dell’Incarnazione senza guardare allo sfondo, dove uomini nudi si spogliano vicendevolmente. È l'umanità ante legem, che, non accogliendo la legge naturale, scevra da ogni condizionamento culturale o religioso, vive sciolta da qualunque legame etico. In effetti, l'apparente eleganza degli ignudi nasconde una certa aggressività: ciascuno vorrebbe prevaricare o abusare dell'altro. Secondo il dettato evangelico saremo salvati da questa giungla di desideri tornando come bambini, sull’esempio di san Giovanni Battista, il quale, nudo come l'umanità ante legem, è però vestito di pelli come Adamo dopo il peccato. Egli aspetta, infatti, la redenzione ed è quell'umanità sub legem che avendo accolto la legge divina, vive in attesa della sapienza che viene da Dio. Lo sguardo del Battista ci induce a contemplare il gruppo della Sacra Famiglia. Di recente è stato ipotizzato che non si tratti della famiglia di Nazareth, ma di Dio Padre che porge il suo Verbo a Maria per la redenzione del mondo. Abbiamo qui, tuttavia, un'umanità vestita, anzi rivestita di grazia. È l’umanità sub gratia che guida l’uomo terrestre verso quel Cielo capace di rispondere alle sue angosce. Maria, la cui torsione del busto disegna una spirale, è la scala che Dio stesso ha usato per la sua discesa. Cristo, però, non ha voluto fare a meno della famiglia anzi, se egli è entrato a pieno diritto nella vita sociale del tempo, lo deve a Giuseppe. Nella concezione ebraica era figlio legittimo chi era posto sulle cosce del pater familias, così Gesù appartiene di fatto alla dinastia di Davide grazie a Giuseppe. Senza un tale padre, le profezie non si sarebbero compiute appieno. Il Verbo, dunque, comincia la sua corsa nel mondo in seno a una famiglia, egli è nudo come gli uomini pagani dello sfondo, ma porta sul capo la fascia dei lottatori. Vincerà la sua battaglia grazie a un amore che, senza fare a meno della carne, pure la trascende. Il Battista attende questa vittoria, a dispetto degli ignudi che, come direbbe san Paolo, sono abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi. Sì, il disonore è vinto da un amore colmo della Presenza, simile a quello tra Maria e Giuseppe. È nella complementarietà dell'uomo e della donna che si manifesta la Presenza, perché nella loro complementarietà che si manifesta la vita.

Fonte d’ispirazione per Michelangelo fu, probabilmente, La Madonna con il Bambino tra Ignudi di Luca Signorelli. Qui il tema dell’Incarnazione è chiaramente annunciato da una finta cornice in monocromo, entro la quale si distinguono rilievi con i profeti Isaia, Michea, probabilmente, e Giovanni Battista. Sotto, all’interno del tondo, la Vergine Maria educa il figlioletto a compiere i primi passi da solo. La postura della Madre è quella delle Madonne dell’Umiltà e il prato che accoglie i primi passi del Redentore è tempestato da fiorellini simbolici: l’aconito, l’assenzio, il papavero e la malva, simboleggianti l’amore di Cristo e il suo destino di passione morte e risurrezione. Sullo sfondo uomini nudi, variamente interpretati, rimandano al mistero del peccato che Cristo viene, appunto, a redimere. Lo spirito libertino degli ignudi, sciolto da qualunque legame etico, è rappresentato dal cavallo bianco che pascola senza briglie, né sella. Un arco di pietra incornicia un tempio pagano, dall’altra parte, sulle rovine di un secondo edificio pagano, cresce un albero, probabile allusione a Cristo e alla sua croce, albero di vita che ridona all’uomo la salvezza. Tra il prato degli Ignudi e quello della Madonna col Bambino c’è un ruscello, simbolo delle acque battesimali che purificano l’uomo dalle concupiscenze. Anche qui Cristo è nudo, anzi è più nudo degli uomini dell’antica Grecia, ma la sua nudità annuncia all’uomo una la verginità ritrovata: quella che Dio aveva regalato all’uomo nel candore primigenio del giardino dell’Eden.
ImmaginiMichelangelo Buonarroti, Tondo Doni, 1504–1506, Tempera su tavola, 120×120 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze. Luca Signorelli, Madonna col Bambino tra Ignudi, 1485-90 circa olio su tavola; cm 170x117,5
Galleria degli Uffizi, Firenze

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