sabato 16 febbraio 2019
«Era possibile che Napoleone vincesse quella battaglia? Noi rispondiamo no. Perché? A causa di Wellington? A causa di Blucher? No. A causa di Dio… Napoleone era stato accusato di alto delitto dinnanzi all'Infinito e la sua caduta era decretata. Egli spiaceva a Dio. Waterloo non è una battaglia, è il cambiamento di fronte dell'universo». Le parole di Victor Hugo nei Miserabili non devono essere equivocate. Hugo sa benissimo che Dio non ha mai partecipato a una guerra. Ma la domanda retorica, se la sconfitta di Napoleone sia merito dei generali nemici o della necessaria caduta di un uomo che ha voluto sostituirsi a Dio, ha ben altro significato. Napoleone vuole potere assoluto e infinito. Come l'imperatore persiano Serse, in questo Arcipelago incontrato, come Faustus, abitué delle mie riflessioni, cade perché pretende un potere divino. Andate a Venezia, vedete come lo pseudoimperatore fece distruggere e smantellare il Bucintoro, imbarcazione regale che celebrava il matrimonio tra il Doge e Venezia, Dio e il mare. Fatto a pezzi, in nome della sua Ragione di cartapesta. Fatta carta straccia. Lo scrive Hugo, lo commenta e cita uno che Dio ha servito e per cui è morto, Martin Luther King, nel suo libro La forza di amare.
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