venerdì 11 maggio 2007
La logica non trionfa sempre nel mondo e rare volte nelle assemblee politiche. Leggo che queste parole - le quali, per altro, riflettono un'esperienza costante nella storia e quindi anche ai nostri giorni - furono pronunziate il 28 aprile 1874 in un discorso alla Camera dei deputati dallo statista bolognese Marco Minghetti, allora presidente del Consiglio. Quante volte effettivamente si scopre che nei comizi la logica è l'ultima risorsa a essere adottata, dopo l'uso abbondante di tante altre spezie della propaganda, della retorica, dei luoghi comuni. Questo naturalmente vale anche nelle relazioni più semplici, anche perché, per raggiungere il risultato che ci si è prefissi, si ricorre a tutti i mezzi, spesso a scapito della coerenza e della verità. Detto questo - in particolare in tempi in cui le tecniche pubblicitarie mirano a tutto fuorché al rispetto della logica, della realtà effettiva e del senso comune, pur di raggiungere il loro scopo di piazzare qualche prodotto o qualche idea - si deve anche osservare che nella vita non tutto è retto dalla logica razionale. Aveva ragione lo scrittore francese André Gide quando nel suo diario annotava: «Ciò che sfugge alla logica è quanto di più prezioso v'è in noi stessi». Pensiamo, ad esempio, all'amore che sicuramente obbedisce a percorsi che hanno un valore fondamentale nella nostra vita ma che spesso non corrispondono a quelli della logica o dell'economia. Pensiamo anche alla fede che, pur ancorandosi alla ragione, procede oltre con una sua intrinseca coerenza, un suo itinerario "logico". Pascal nei Pensieri condannava «due eccessi: escludere la ragione, non ammettere che la ragione».
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