sabato 7 maggio 2011
L'amore vuol sentirsi dire le cose che sa già.
L'amore dev'essere un'eterna confessione.

È sabato ed è maggio: una combinazione scontata per celebrare matrimoni, secondo un'evidente consuetudine simbolica e pratica. Alle coppie che oggi si sposeranno e a quelle che mi leggono, unite forse da decenni, dedico due aforismi che avevo annotato leggendo le pagine di due autori francesi che amo. La prima frase è del famoso autore dei Miserabili, Victor Hugo (1802-1885), ed esprime una verità indiscussa: l'innamorato ama la ripetizione. Il «ti amo» reiterato non è mai superfluo e non è mai identico. Ha sempre sfumature e iridescenze diverse: «Mai la stessa onda - cantava David M. Turoldo - si riversa nel mare e mai / la stessa luce si alza sulla rosa: / né giunge l'alba / che tu non sia già altro».
Eppure, la realtà è sempre la stessa: sono le sue potenzialità segrete che ininterrottamente sbocciano e fioriscono davanti ai nostri occhi. È questa la stessa logica della ripetizione orante: si pensi alla liturgia nel suo cuore costante o, più semplicemente, al significato del rosario. In questa ripetizione, però, ci ammonisce il secondo autore, il poeta Alfred de Vigny (1797-1863), la verità, la sincerità, l'autenticità devono sempre dominare. Altrimenti si ha la pura e semplice convenzione, propria dei formulari ufficiali, si ha la filastrocca infantile, si ha alla fine l'ipocrisia che simula sentimenti spenti. Nell'amore la confessione - anche delle fragilità e persino dei tradimenti - è l'anima stessa della comunione intima. Se la lampada della lealtà è a intermittenza, l'amore presto si fulmina.
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