venerdì 10 agosto 2007
La grandezza fugge chi la cerca e segue chi la fugge.
Non so se l'attribuzione sia corretta, ma nell'articolo che sto leggendo si assegna questo bel motto al Talmud, quel piccolo oceano testuale delle tradizioni ebraiche che è simile a un repertorio nel quale si può effettivamente trovare di tutto (o attribuirgli di tutto). Sta di fatto che l'ansia per raggiungere grandezza, importanza, fama è spesso frustrata, anche perché nasce più da un'aspirazione orgogliosa che non da un merito effettivo. Chi, invece, ha dentro di sé una vera ricchezza conquista quella vetta che, però, non necessariamente è ammirata da chi sta nella valle della mediocrità. Sì, perché dobbiamo distinguere tra fama e grandezza.
Ci sono, infatti, molti personaggi famosi che in realtà sono meschini, gretti, miseri d'animo. Anzi, si può essere celebri persino perché criminali (e la storia insegna). Ma se stiamo alla vera grandezza, possiamo anche scoprire che lo sono alcune persone nascoste, che incrociamo nella nostra vita quotidiana e che sono per noi una lezione vivente di sapienza o di amore. Essi non hanno cercato questo valore come un appannaggio da ostentare, bensì l'hanno fatto crescere come un seme da far fruttificare per gli altri. Questa meta è possibile a tutti perché la grandezza d'animo non si misura sul successo e sull'acclamazione esteriore. Vorrei, allora, finire con le parole di un personaggio di Shakespeare: «Non devi aver paura della grandezza. Taluni nascono grandi. Altri diventano tali per gradi. E altri ancora vi sono portati dalla vita» (La dodicesima notte, II, 5).
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