venerdì 2 dicembre 2005
La fusione delle anime è mille volte più difficile della fusione dei metalli. Non nasce in un'ora il vero amore né da scintille a comando sulla pietra. Nasce, invece, lento e si propaga dopo una lunga complicità che lo rafforza. Solo così diventa invulnerabile alla noia e agli abbandoni. Sono due voci distanti cronologicamente e spazialmente, ma entrambe provengono dalla cultura orientale e s'incontrano sul tema del vero amore. La prima immagine per descriverlo è quella della fusione e la usa il poeta turco Nazim Hikmet (1902-1963), vissuto a lungo esule dalla sua patria per ragioni politiche. È un'idea a prima vista elementare perché si dovrebbe sapere che è arduo mettere insieme due anime, due caratteri, due esperienze. Eppure a questo non si bada e spesso si crede che un matrimonio possa nascere da una sbrigativa convivenza e che un'amicizia sia solo una questione di sintonia. Ecco, allora, il secondo monito, tratto dall'opera più celebre di Ibn Hazm (994-1064), letterato arabo spagnolo, intitolata Il collare della colomba. L'amore non è - come si suol dire - fulminante: anche se nasce da una folgorazione, deve essere costruito e custodito, deve crescere e rafforzarsi. La sua strada non conosce solo l'esaltazione e la festa ma anche l'abbattimento e la ferialità. Non è fatto solo di coccole e di carezze; attraversa anche il tempo dell'oscurità e della freddezza. Ma solo se è temprato e costantemente alimentato riesce ad essere autentico e perenne. Questa riflessione illumina le macerie di tanti matrimoni falliti e rivela impietosamente la radice profonda del loro crollo. Ma risplende anche su tante coppie che nella vecchiaia conoscono ancora la «fusione delle anime».
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