domenica 18 luglio 2004
Il suo volto era perfetto ma non sdolcinato: come ebreo aveva un volto severo e pensava solo alle cose di Dio, ma pensava anche al gelo che gli uomini avevano nel cuore, il suo amore fu come una fiamma che sciolse tutti i ghiacciai dell'universo. È domenica, e quando entreremo nella chiesa per la Messa la prima immagine che si presenterà davanti al nostro sguardo è il Cristo crocifisso che domina l'altare o l'abside. Eppure è molto probabile che non ci baderemo, e quella sarà forse solo una figura sfocata. Ho voluto, allora, spingere chi mi legge a pensare a quel volto - ignoto nella sua reale fisicità, almeno stando ai Vangeli, eppure ricreato mille e mille volte dall'arte e dalla fantasia - attraverso le parole della nostra poetessa più famosa e intensa, Alda Merini. Abita nella mia stessa città, ci conosciamo da tempo, sono affezionato a lei, alla sua esperienza spesso tesa e sofferta e alla sua poesia. Per questo le sue parole hanno una forza particolare che vorrei condividere coi miei lettori. Il pensiero corre a quel sospiro di Gesù: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso!» (Luca 12, 49). Nel mondo c'è un gelo spirituale che dilaga: è fatto di indifferenza e di cattiveria, di odio e di sguaiatezza. Nelle famiglie la fiamma del focolare è spenta, anche se le case sono ora accoglienti ed eleganti. Nella società la freddezza si trasforma in indifferenza per gli ultimi e i miseri. Nelle nazioni affiora talora la guerra che è gelo di morte. Quel volto ci ricorda che il fuoco e il calore dell'amore ci sono necessari.
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