sabato 27 marzo 2021
Uno dei cavalli di battaglia del piccolo ma chiassoso circo composto da chi, dentro la Chiesa, osteggia Papa Francesco, è l'attacco sistematico ad Amoris Laetitia (AL). Cinque anni dopo la pubblicazione di questo documento, frutto del lavoro di due Sinodi, il circo di cui sopra continua ad additare quel testo come l'epitome della presunta "eresia" bergogliana, perché sovvertirebbe – sempre secondo il circo – la "corretta dottrina" su matrimonio e famiglia. Per cui vai col battere la grancassa. Come però (troppo) spesso succede, il partito preso prevale sulla conoscenza del testo, e si critica il nulla, e non è un caso se Francesco tante volte ha ripetuto che, per capirli, «i documenti vanno letti tutti». Questo, ovviamente, vale anche per AL, con la quale si è voluto sottolineare quanto sia «necessario uno sguardo nuovo sulla famiglia da parte della Chiesa». Perché «non basta ribadire il valore e l'importanza della dottrina, se non diventiamo custodi della bellezza della famiglia e se non ci prendiamo cura con compassione delle sue fragilità e delle sue ferite». Francesco lo ha detto nel messaggio all'incontro "Il nostro Amore quotidiano", promosso da Dicastero Laici, famiglia e vita, con la diocesi di Roma e l'Istituto Giovanni Paolo II, per l'apertura dell'"Anno della Famiglia Amoris Laetitia". «Siamo chiamati ad accompagnare, ad ascoltare, a benedire il cammino delle famiglie; non solo a tracciare la direzione, ma a fare il cammino con loro; a entrare nelle case con discrezione e con amore, per dire ai coniugi: la Chiesa è con voi, il Signore vi è vicino».
Giovanni XXIII, nella sua Enciclica del 1961 Mater et Magistra, volle sottolineare come l'essere «maestra» della Chiesa discenda dal suo essere, innanzitutto, «madre». Una madre che ama, e di un amore per l'uomo che, come quello del Padre, precede ogni altra cosa. E proprio per questo, dice oggi Francesco, «un Vangelo che si proponesse come dottrina calata dall'alto e non entrasse nella "carne" di questa quotidianità, rischierebbe di restare una bella teoria e, talvolta, di essere vissuto come un obbligo morale». Di qui l'invito a tornare alla fonte, a quell'Amoris Laetitia che deve essere letta, digerita, compresa nella sua interezza, in quanto si tratta di un documento che «ha tracciato l'inizio di un cammino cercando di incoraggiare un nuovo approccio pastorale nei confronti della realtà familiare». Un approccio che, «in un tempo e in una cultura profondamente mutati», tenga conto della «franchezza dell'annuncio evangelico» ma non dimentichi «la tenerezza dell'accompagnamento». A coppie, coniugi e famiglie la Chiesa così rivolge «una Parola che li aiuti a cogliere il senso autentico della loro unione e del loro amore». Parola «sempre nuova del Vangelo da cui ogni dottrina, anche quella sulla famiglia, può prendere forma», e nello stesso tempo «una Parola esigente, che vuole liberare le relazioni umane dalle schiavitù che spesso ne deturpano il volto e le rendono instabili: la dittatura delle emozioni, l'esaltazione del provvisorio che scoraggia gli impegni per tutta la vita, il predominio dell'individualismo, la paura del futuro». È allora per questo che «questo annuncio non può e non deve mai essere dato dall'alto e dall'esterno», in quanto la Chiesa «è incarnata nella realtà storica» e, dunque, «quando annuncia il Vangelo lo fa immergendosi nella vita reale, conoscendo da vicino le fatiche quotidiane degli sposi e dei genitori, i loro problemi, le loro sofferenze, tutte quelle piccole e grandi situazioni che appesantiscono e, talvolta, ostacolano il loro cammino». Madre e maestra, appunto. Sempre.
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