mercoledì 21 novembre 2007
Il cambiare opinione e il dare ascolto a chi ti corregge è certamente un comportamento da uomo libero.
Così l'imperatore filosofo Marco Aurelio nei suoi Ricordi (o Colloqui con se stesso), meditazioni composte in greco durante le campagne militari attorno al 170-180 d.C. e fiorite dalla pratica dell'esame di coscienza quotidiano, raccomandato da un altro filosofo, Seneca, vissuto più di un secolo prima. La considerazione che oggi proponiamo ha un evidente risvolto negativo che spesso è attestato in politica col cosiddetto «cambiar casacca» per opportunismo o per vantaggio personale. Saltare sul cocchio del vincitore è uno sport praticato da sempre, così come lo è il seguire l'onda dominante per pigrizia o per maggior comodità. È famosa la battuta dei Frammenti inglesi del noto scrittore tedesco Heinrich Heine: «La banderuola sulla guglia del campanile, benché di ferro, sarebbe presto rotta dalla tempesta se non conoscesse la nobile arte di girare a ogni vento».
«Mi piego per non spezzarmi» è l'alibi adottato da tutti coloro che, a differenza del Battista, sono canne agitate dal vento. Tuttavia è anche da riconoscere il valore delle parole di Marco Aurelio. L'ostinazione è un vizio, come lo è la pervicacia nell'errore. Certo, l'orgoglio si leva fiero e potente per impedirci di cedere; ma, quando con sincerità vediamo che la nostra posizione è insostenibile, perché non dar ascolto a chi ti corregge? La vera tenacia riserviamola, invece, al momento in cui dobbiamo sostenere una scelta coerente, fondata, seria, anche se scomoda. Sapientis est mutare consilium, diceva l'antica sapienza latina: sulla scia di questo monito, ricordiamo che è un segno di grandezza la duttilità, la sincerità, la confessione dell'errore.
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