La bambina contro il pianeta delle merci
venerdì 26 aprile 2019
Sarò certamente ripetitivo, ma non riesco a non dire anch'io due parole su un evento sorprendente e incoraggiante accaduto in questo aprile e che venerdì 19 è culminato nella manifestazione di Roma per la salvezza fisica del nostro pianeta, ormai troppo piccolo e fragile per una produttività e voracità umana senza freni. Sembra che l'infanzia stessa si sia all'improvviso ribellata al nostro mondo adulto per dire no a un modo di vivere a cui ci siamo pigramente, vilmente abituati o rassegnati. È toccato alla “bambina” sedicenne Greta Thunberg il semplice, esemplare compito di dare corpo, di rappresentare pubblicamente il dissenso, il rifiuto, la responsabilità, la decisione, lasciando il mondo stupefatto. Stiamo distruggendo la Terra in cui viviamo e che già minaccia di distruggere noi e la civiltà che abbiamo costruito nel corso di secoli e millenni, smettendo di chiederci che senso ha e dove ci porta. La macchina mondiale economico-tecnica che abbiamo inventato funziona per automatismi che non siamo più capaci di guidare, dirigere, modificare. È bene che un certo tipo di utopie sociali che promettevano la programmazione di un Uomo Nuovo siano tramontate dopo essersi rivelate antiutopie sinistramente oppressive e totalitarie. Ma non è meno negativo quel “realismo capitalista” che sembra aver paralizzato la nostra capacità di giudizio e di scelta alternativa rispetto allo stato di cose presente. Diventando un simbolo e un'icona mediatica (comunicazione di massa e opinione pubblica noi le facciamo funzionare così) la bambina Greta, in realtà un'adolescente che incarna l'abc della coscienza ecologica, è anche diventata il bersaglio di chi vuole denigrare in lei, nella sua semplice integrità, ogni tentativo di indurci a riflettere sul nostro modo di vivere e a cambiarlo. A qualcuno è venuto in mente che Greta è “strumentalizzata” e che “dietro” al suo lancio mediatico ci sarebbe qualche potere o interesse occulto, non si sa quale. Dietro a lei credo che in realtà ci sia l'inquietudine, il rimorso, la coscienza assopita di milioni di persone che vedono la distruttività ambientale e sociale di un modo di produrre e di consumare merci che oggi è “totalitario” come mai prima era stato. Oggi le merci tecnologiche realizzate e vendute per “aiutarci”, ci danno ordini, ci comandano, modellano e colonizzano sempre più profondamente la nostra vita mentale, emotiva e fisica. Stiamo mettendo l'infanzia nelle mani di questi dispositivi pur di non imparare niente dai nostri bambini e figli, pur di neutralizzare, sterilizzare la loro istintiva, primaria, vitale creatività. Chi può credere che una adolescente affetta da un leggero disturbo autistico non possa avere convinzioni ecologiche da condividere? Consiglierei a chi diffida di Greta e del suo “successo” (il successo è la nostra meschina ossessione) di chiedersi di che cosa in verità ha paura, che cosa teme di perdere, in che cosa si sente minacciato.

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