La bacchetta di Chailly fa vibrare la Petite Messe Solennelle di Rossini
domenica 15 maggio 2011
E' ormai da tempo che Riccardo Chailly affianca l'esecuzione dei grandi capolavori della storia della musica a quella di opere dimenticate o ingiustamente considerate minori, dedicando i programmi dei suoi concerti e delle incisioni discografiche a partiture inedite o al recupero di versioni "alternative". Ed è con questo spirito che il direttore milanese ha portato nella sala del Gewandhaus di Lipsia la Petite Messe Solennelle di Gioachino Rossini (1792-1868), concepita nel 1863 per un organico alquanto originale che prevedeva quattro solisti e otto coristi, con l'accompagnamento di due pianoforti e un armonium; «l'ultimo peccato mortale della mia vecchiaia», l'aveva definita l'autore, che qualche anno dopo decise di approntarne di propria mano un'orchestrazione completa, per scongiurare il pericolo che i più sprovveduti tra i suoi colleghi potessero compromettere «con i loro chiassosi strumenti le mie poche voci di canto e me stesso...».
È questa la versione diretta da Chailly in un concerto tenuto nel 2008 " in occasione del 140° anniversario della morte del compositore pesarese " e ora immortalato dal dvd-video pubblicato dall'etichetta tedesca EuroArts (distribuita da Ducale), che ha visto impegnati il soprano Alexandrina Pendatchanska, il contralto Manuela Custer, il tenore Stefano Secco e il basso Mirco Palazzi insieme con il Coro dell'Opera e le formazioni corali e orchestrali del Gewandhaus di Lipsia.
Un'interpretazione che scava in profondità e riesce a valorizzare in pieno il tessuto ritmico, la ricchezza melodica, la finezza della scrittura vocale e anche la sorprendente maestria contrappuntistica (portata a esiti più che brillanti negli episodi fugati del "Cum Sancto Spiritu" e del "Et vitam venturi saeculi") di un'opera che in Chailly trova un ideale Virgilio chiamato ad accompagnare l'ascoltatore alla scoperta del mondo artistico, spirituale e forse anche psicologico di Rossini, che nel congedo che segue l'autografo della sua partitura scriveva: «Ecco qui terminata, Buon Dio, questa povera Petite Messe. Sarà della musica sacra quella che ho appena creato o della sacra musica? Sono nato per l'Opera Buffa, lo sai bene! Poco sapere e un po' di cuore, ecco tutto. Sii dunque benigno e accordami il Paradiso».
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