L'«Ironman» di Chris e la regola dell'1%
mercoledì 23 dicembre 2020
Ci avviciniamo alla fine di questo anno così incredibilmente complicato che ci ha visti naufragare su un'isola sconosciuta. Stavamo navigando più o meno tranquilli, certo qualche volta c'era stato mare grosso, magari ci era anche venuta la nausea, ma di trovarci su una spiaggia, bagnanti fradici senza più nessuna delle valigie che avevamo preparato e anche senza tanti compagni di viaggio, non era certo in programma. Eppure è successo, perché nelle nostre vite come in qualunque prestazione sportiva, c'è sempre una componente inallenabile.
C'è una bella differenza fra quelle situazioni, magari complicate, nelle quali per nostra volontà o scelta ci infiliamo e quelle, al contrario, nelle quali, che ci piaccia o no, ci troviamo a dover affrontare. Se il mondo dello sport potesse regalare una delle sue storie del 2020 per darci uno strumento in più per abitare questo nuovo contesto, sceglierei l'impresa di Chris Nikic. Chi è Chris Nikic? Che cosa ha fatto? Quale record ha battuto? Tutte domande lecite, perché per questo atleta non sono state spese pagine di giornali, interviste televisive o fiumi di inchiostro nonostante la sua straordinaria impresa: Chris Nikic è un ragazzo speciale di 21 anni: il primo con Sindrome di Down, a completare l'Ironman. Questa gara, per i non addetti ai lavori, è la combinazione in sequenza di 3.800 metri di nuoto, 180 chilometri in bicicletta e infine 42km e 195 metri di corsa, la classica distanza della maratona. Chris ha impiegato, per portare a termine la sua prova, 16 ore, 46 minuti e 9 secondi, ma non è il tempo né la classifica finale la cosa più affascinante di questa storia. È quello che è successo prima.
Chris, nato appunto con la Sindrome di Down, subì a soli 5 mesi un delicatissimo intervento a cuore aperto. Incominciò poi un vero calvario, fino ai cinque anni di età, determinato dall'incapacità di camminare e poi di mangiare cibi solidi. Accompagnato con determinazione dalla sua famiglia a sedici anni incominciò ad avvicinarsi allo sport attraverso il progetto "Special Olympics" e, in quel momento, qualcosa scattò nella sua testa. Due azioni diventarono compagne quotidiane dell'allenamento di Chris: la prima, quella di allestire una gigantesca lavagna su cui scrivere i traguardi raggiunti, gli obiettivi, i sogni da realizzare; la seconda, un metodo semplicissimo ed efficace: migliorare, ogni singolo giorno, le proprie prestazioni dell'1%.
Facile a dirsi, molto complicato a farsi. Ma Chris ce l'ha fatta e una splendida fotografia lo ritrae, durante il suo Ironman in Florida, nella frazione di ciclismo, quando dopo una caduta, riprende a pedalare con un ginocchio abbondantemente sanguinante. Rende l'idea di quanto un problema possa risultare indifferente quando tu hai già superato, una dopo l'altra, situazioni mille volte più grandi. Un piccolo passo alla volta come ha spiegato, commosso, Nik Nikic, il padre di Chris, pochi secondi dopo l'arrivo di suo figlio: «Per Chris questa gara è stata più di un semplice traguardo. L'Ironman gli è servito per avvicinarsi al suo obiettivo, quello di vivere una vita di inclusione e normalità. Chris desidera essere un esempio per gli altri bambini e le loro famiglie che affrontano barriere simili a quelle che affrontiamo noi insieme. E desidera allo stesso tempo dimostrare che nessun sogno o obiettivo è troppo difficile da raggiungere».
Ricordiamocelo bene, in questi ultimi giorni del 2020: nessun obiettivo è troppo difficile da raggiungere a patto che ogni giorno si lavori per migliorare, anche solo di un apparentemente insignificante 1%.
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