L’intelligenza artificiale e le giuste domande
venerdì 14 luglio 2023
Credo che purtroppo saremo condannati nei prossimi anni a parlare spesso di intelligenza artificiale. Ho assistito qualche giorno fa a una discussione televisiva piuttosto equilibrata in cui nessuno dei partecipanti pretendeva di dire in proposito l'ultima parola. Ma la cosa che più sorprendeva era che tutti i dialoganti ritenessero ineluttabile lo sviluppo e la diffusione di macchine “intelligenti”. Era dato come una legge di natura quanto invece dovrebbe essere oggetto di consapevoli e ponderate scelte umane. Ma dove possono essere compiute queste scelte? Il genere umano è un soggetto identificabile? Nazioni Unite? Interessi economici di enormi poteri industriali? Realtà mondiale in cui si fronteggiano in competizione, minacciosamente, giganti geopolitici che nessuna organizzazione internazionale riuscirebbe a influenzare mettendo in secondo piano la loro “sovranità”? I popoli, la gente comune, l’insieme degli abitanti senza potere del pianeta possono davvero scegliere dove fermarsi nell’uso dell’intelligenza artificiale? In quale forma di coscienza umana esiste oggi la percezione morale e intellettuale di limiti da non superare? La crescita economica non è già da tempo concepita come priva di limiti? Qui mi fermo su tre aspetti della discussione televisiva: 1) Come cambia il nostro rapporto con la realtà? C'è da chiedersi cos’è e cosa sarà il mondo reale se ne faremo esperienza soprattutto tramite dispositivi “intelligenti” che lo conosceranno per noi dicendoci cos’è più giusto e vantaggioso fare. Della realtà avremo sempre più raramente esperienza diretta, qualitativa oltre che quantitativa, su cui riflettere per il tempo necessario. 2) La velocità di calcolo e valutazione delle macchine è davvero un valore umano? Vogliamo vivere sempre più velocemente per arrivare dove, e senza neppure aver pensato con la nostra testa? 3) Si dice che le macchine calcolanti miglioreranno la qualità della nostra vita. Ma “qualità della vita” è diventata una formula vuota che giudica non si sa più come, secondo quali scopi e valori. Ecco il punto di partenza di tutto: la domanda su che cosa è la qualità della vita. Solo velocità e comodità? Se volessimo anzitutto questo, non ci sarebbe da vergognarsi? Ogni volta che vedo camminare per la strada un genitore con un bambino di pochi anni che tiene in mano un telefono e non alza mai gli occhi dal display per guardarsi intorno, mi vengono i brividi. Le macchine non hanno già preso possesso della nostra vita? © riproduzione riservata
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