venerdì 12 maggio 2006
Io credo che in molti come in me vi siano dei periodi di tempo in cui certe idee occupino e ingombrino il cervello chiudendolo a tutte le altre. Ma se anche alla collettività succede la stessa cosa! Vive di Darwin dopo essere vissuta di Robespierre e di Napoleone" Uno dei filmetti degli anni Sessanta s'intitolava L'idea fissa e non è difficile immaginare quale essa fosse: il sesso è in molti una vera e propria fissazione che acquista forme di devianza non solo morale ma anche psicologica. In realtà il poeta francese Paul Valéry, che al tema ha dedicato un saggio, giustamente affermava che un'idea non può essere fissa perché lo spirito è vivo, creativo, mobile e non può ridursi a una palude stagnante. Sta di fatto, però, che ha ragione anche il nostro Italo Svevo nel suo famoso romanzo La coscienza di Zeno (1923), dal quale abbiamo estratto il paragrafo sopra citato. A molti accade, infatti, quello che Zeno Cosini, il protagonista, confessava di sé e della società: ci sono idee che talora bloccano il cervello di una persona o di un'intera massa, impedendo che altre vi si insedino. Si pensi solo a certe mode che ai nostri giorni sono esaltate dalla potenza comunicativa della televisione: chi ad esse si sottrae, cercando di pensare di testa propria, viene subito sbeffeggiato come un retrogrado. È impressionante vedere come spesso esse vengano sostituite da altre che sono, però, sempre idee fisse e comandate. C'è, poi, anche la mania personale: quante volte dobbiamo evitare un discorso con una persona perché sappiamo che, se tocchiamo un certo argomento, essa diventa una furia perché non ammette deroghe o critiche alla sua tesi. E questo accade anche a noi, inconsapevoli di avere pure noi le nostre fissazioni. Il filosofo danese Kierkegaard ammoniva: «Le idee fisse sono come i crampi ai piedi: il rimedio migliore è camminarci sopra».
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