L’IA e ChatGPT spiegati a «boomer», zii e nonni
venerdì 20 ottobre 2023

Una delle caratteristiche del digitale è che ci ha abituati alla velocità. Da una parte ci ha convinto che tutto deve essere subito. Qui e adesso. Dall’altra ha convinto soprattutto i più giovani che chi non sa, non capisce o resta indietro per mille ragioni sui temi tecnologici vada irriso e abbandonato a se stesso. Così, davanti a vere e proprie rivoluzioni globali come l’avvento dei recenti sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT, finiamo col dividerci in due fazioni (i tecno pessimisti e i tecno entusiasti), indipendentemente da quanto sappiamo del tema.

Col risultato che spesso decidiamo se questi sistemi ci porteranno alla rovina o contribuiranno a costruire un mondo da sogno, sulla base di emozioni e preconcetti, anche figli di film e romanzi. Si è scritto tanto di IA e ChatGPT: oltre 14 miliardi di pagine dedicate all’intelligenza artificiale e 800 milioni sul chatbot di OpenAI. Per chi non è un esperto, il rischio di perdersi in questo mare di informazioni è altissimo. Ed è un rischio che riguarda fasce molto ampie della società. È a loro che mi permetto di consigliare un volume, pubblicato da poco, realizzato da una pubblicitaria, esperta di sistemi digitali, e da un giornalista che da anni si batte per la divulgazione del digitale e per un’informazione di qualità. Si intitola «In principio era ChatGPT», l’hanno scritto Mafe de Baggis e Alberto Puliafito, ed è edito da Apogeo. In sole 160 pagine troverete tutto quello che occorre per mettersi sulla strada giusta. Per decidere «se possiamo allearci con le macchine oppure combatterle».

De Baggis e Puliafito «scelgono di mostrare cosa succede a chi decide per la prima possibilità». E lo fanno attraverso domande molto concrete. Come useremo queste macchine? Elimineranno il lavoro o solo la fatica del lavoro? Quale metodo ci deve guidare? Come devono essere regolate? Le scuole dovranno proibirle o usarle?Un grande punto di valore di questo libro è che i suoi autori non fanno mai cadere le cose dall’alto, ma prendono il lettore per mano e anche nelle parti più tecniche non lo fanno mai sentire solo. Ci sono così tanti spunti e così tante informazioni in queste dense 160 pagine che solo con gli appunti che ho preso potrei riempire questo spazio almeno 10 volte. Mi limito ad alcuni passaggi:. E parto con la citazione del filosofo e matematico Nassim Taleb che apre il libro: «Quel che mi piace di CahtGPT-4 è che impara e corregge le sciocchezze che dice, mentre le sciocchezze proferite dagli intellettuali sono in gran parte impermeabili alle informazioni (critiche)». Leggendo il volume scopriremo che le intelligenze artificiali sono al nostro servizio da molto tempo.

«Ma ci siamo accorti di loro solo nell’estate del 2022 per un motivo molto semplice: hanno iniziato a fare qualcosa che sappiamo fare anche noi. Rispondere a una domanda. Disegnare. Scrivere». Nel libro trovate anche a una «breve storia dell’intelligenza artificiale» che comprende anche una bellissima parte che ci ricorda com’era davvero il mondo senza Internet. Ci viene spiegato come funzionano queste macchine «viste dall’interno». E non mancano anche posizioni impopolari del tipo (riassumo): concentrarci sulla protezione dei diritti d’autore per i contenuti usati o generati dalle macchine invece che lavorare per la diffusione delle cose e dei pensieri migliori, rischia di farci perdere di vista ciò che davvero conterà. C’è spazio per i dibattiti e per le regole che stanno nascendo attorno all’Intelligenza artificiale. Per il rischio che tutto finisca nelle mani di pochi, ma soprattutto c’è una parte che ci insegna a usare bene ChatGPT. Basterebbe solo questa per rendere il volume prezioso.

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