"Io, Leonardo", l'affresco di Sky Arte
martedì 24 marzo 2020
Sono in molti a chiedere che la televisione approfitti di questo momento per tornare a fare cultura. Sarebbe un modo, tra gli altri, per trasformare il dramma in opportunità. Intanto ben vengano prodotti come Io, Leonardo, andato in onda (casualmente, perché programmato da tempo) nel bel mezzo della pandemia: sabato scorso in prima serata su Sky Arte. Non che tutto abbia entusiasmato in questo docufilm, a partire dall’interpretazione di Luca Argentero, che tra l’altro sarà protagonista da questa settimana della fiction di Rai 1 Doc. Nelle tue mani dove interpreta un medico che ha perso la memoria, praticamente l’esatto contrario del Leonardo di Sky che sulla memoria in gran parte si basa. Di Argentero si è colta come una contraddizione tra lo sguardo severo, penetrante, inquieto e la parrucca di lunghi capelli rossicci ondulati, che rimanda senz’altro all’immagine tradizionale che abbiamo del Genio di Vinci da vecchio, ma che qui, invece, è sempre uguale a se stesso e non invecchia e che poco si concilia con le altre scelte molto più sperimentali del regista messicano Jesus Garces Lambert soprattutto a livello di uso della tecnologia. Da questo punto di vista le immagini sono suggestive e di forte impatto, con soluzioni sceniche che vanno dall’ambientazione teatrale (un ottagono per cambi di scena alla Luca Ronconi) agli effetti speciali da film di fantascienza. Il tutto nel tentativo di entrare nella «camera oscura dei pensieri» di Leonardo, nel «tempio delle sue ossessioni», nel luogo dove le idee prendono forma e i ricordi si materializzano, ovvero nella mente di un genio. Un’incursione coinvolgente resa possibile anche dalla voce narrante, affidata a Francesco Pannofino, che racconta Leonardo come in una lettera, rivolgendosi a lui stesso, che tra le altre cose, oltre alla scienza, seppe «donare l’anima a figure dipinte». Infatti, in Io, Leonardo c’è anche tanta pittura, in particolare l’Ultima cena, resa viva attraverso i dodici modelli più uno che Leonardo sistema come fosse il regista di un film per poi mettersi al centro, al posto di Gesù. Un atto all’apparenza di presunzione dietro al quale si nasconde forse la volontà di conoscere e capire fino in fondo il Cristo.
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