venerdì 20 aprile 2007
Simili a un vascello che il pilota vuole dirigere senza il ricorso alle stelle, i popoli hanno perso la loro rotta e non la ritroveranno se non ritornando a guardare il cielo. Ricevo talmente tanti libri che, se mi si vuole regalare un volume, si corre il rischio di darmi un doppione. Così, gli amici mi donano nelle feste comandate edizioni del passato di opere spesso non più ripubblicate. È il caso del libro che ho ricevuto poco prima di Pasqua: è un'edizione del 1819 del saggio Réflexions sur l'état de l'Eglise en France, un testo proibito da Napoleone al suo primo apparire nel 1808. A scriverlo era stato un sacerdote scrittore francese dalla vita e dalle idee discutibili, Félicité R. de Lamennais (1782-1854). In finale a questa edizione trovo un'antologia di sue massime, l'ultima delle quali è la bella riflessione che sopra ho tradotto. Più che all'Ottocento l'immagine mi sembra calzare a pennello ai nostri giorni. Mai come oggi ci si vuole ostinare a navigare nella vita senza avere nessuna stella di riferimento. Anzi, si spengono i valori considerandoli ciarpami che ostacolano il ritmo veloce della nave; si oscura l'etica accontentandoci del puro e semplice procedere a vista, così come capita; si rifiutano le mappe con le rotte tradizionali, convinti che facciano solo perdere tempo. E così si procede a caso e spesso ci si incaglia, ostinandoci a non riprendere la via sicura, quella di «ritornare a guardare il cielo», ritrovando la luce fissa e viva della natura umana, della verità solida e dei valori morali autentici.
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