venerdì 28 marzo 2014
​   Esistono ancora i maestri? Non nel senso, peraltro degnissimo, dei maestri elementari, di quelli che insegnavano a leggere e scrivere e far di conto e anche – ma pochi lo fanno ancora – la scoperta della natura, la vita di gruppo e la solidarietà e, in accordo con la famiglia e la comunità, il buon uso del mondo, della vita. Nel senso di maestri che aprono strade alla conoscenza e all’azione, maestri per l’età adulta, che insegnano come crescere e scegliere, come lottare, conquistare una personale armonia con l’esistenza, difendere il bene comune che, in quanto tale, è anche bene del singolo poiché l’unica felicità duratura viene dal buon rapporto con gli altri, e in tutti i sensi con l’Altro. Ne esistono, anche se fuori dalla società dello spettacolo, piuttosto nel silenzio che nel chiasso, nella trasmissione diretta e dell’esempio invece che in quella mediatica. Bisogna dunque saper distinguere tra maestri e guru, tra i sollecitatori e gli indottrinatori… Di uno di appena ieri, Ivan Illich, parla avvicinandocelo e facendocelo amare anche nella sua fragilità (era un uomo anche lui, e ne era cosciente) Franco La Cecla, che lo ha conosciuto da vicino e ha saputo accostarcelo in pagine bellissime tra memoria e analisi. Avendolo saggiamente scelto a suo tempo come uno dei suoi maestri (nessuno ne ha mai uno solo, ma questo i guru non lo tollerano) ed essendogli stato vicino, sa renderne vita e pensiero con un calore non esente da critica, perché l’allievo deve anche saper criticare il maestro per trovare la propria strada. Il vero educatore non è infatti chi cerca o cloni o servi, ma persone in grado di andare avanti anche senza di lui, secondo i propri talenti. La Cecla ha saputo star vicino a Illich quando pochi lo conoscevano, e la sua memoria (Ivan Illich e la sua eredità, Medusa, di cui su queste pagine si è già parlato) è un piccolo libro denso di fascino insieme umano e intellettuale. Non nasconde niente, con affetto sicuro ma esigente, ed è proprio per questo che la figura di Illich – già ricostruita nei suoi passaggi da una studiosa che però non lo ha frequentato, Martina Kaller-Dietrich (Vita di Ivan Illich, Edizioni dell’asino) – ci sembra così vera, piena e forte. E sugli educatori (profeti) di oggi bisognerebbe tornare spesso per distinguere quelli veri da quelli falsi, da quelli al servizio del proprio io e del potere.
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