mercoledì 13 luglio 2005
Il volto: la parte più indifesa di noi, la più esposta, la più rivelatrice, ma anche la più deterrente, tanto che è difficile uccidere uno guardandolo in faccia.Ero ancora giovane e insegnavo da poco. Invitato a tenere una delle mie prime relazioni a un convegno, intravidi con terrore in prima fila ad ascoltarmi proprio uno dei maggiori relatori di quel congresso, il sacerdote e filosofo Italo Mancini che io consideravo una personalità di alto livello, sui cui libri avevo condotto letture severe e imparato varie cose. Fu così che ci conoscemmo e questo incontro mi lasciò ammirato per la sua generosità e comprensione. Furono poche le volte che ci rivedemmo o ci scrivemmo; io, però, continuai a leggerlo fino alla sua morte (1993) e dopo. Anche adesso lo voglio rievocare attraverso questa sua bella riflessione sul volto. L"odio e la paura dell"altro nascono proprio da questa incapacità di guardarci in faccia: scopriremmo di essere del tutto simili, segnati dalla stessa impronta umana, fratelli nel dolore e nella gioia. È per questo che gli innamorati veri, esaurite le parole, si guardano negli occhi. Il viso è la nostra identità svelata ed è per questo che, quando si è in imbarazzo o in tensione, si cerca di evitare lo sguardo. Lo scrittore tedesco settecentesco Georg Lichtenberg notava che «il volto umano è la superficie più interessante del mondo». Riscopriamo questa particolare capacità silenziosa di dialogo e di incontro con gli altri, così da far cadere prevenzioni e da accendere simpatia e comprensione.
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