giovedì 16 ottobre 2003
Seno di bosco discende/ al ritmo di montuose fiumare./ Questo ritmo mi rivela Te,/ il Verbo Primordiale./ Com'è stupendo il Tuo silenzio"/ Adamo era solo, col suo stupore,/ tra le creature senza meraviglia/ per le quali esistere e trascorrere era sufficiente./ L'uomo, con loro, scorreva/ sull'onda dello stupore! Ero anch'io davanti al televisore in quel tardo pomeriggio del 16 ottobre 1978 quando dalla loggia delle benedizioni della basilica di S. Pietro apparve la figura di Giovanni Paolo II. A distanza di 25 anni vogliamo ricordare insieme quel momento e lo facciamo non ricorrendo all'immenso patrimonio di testi e discorsi che il Papa ha distribuito durante il suo pontificato, ma attingendo a quel Trittico romano di poesie che è stato pubblicato qualche mese fa. Quelle citate sono parole della prima lirica, intitolata "Torrente". I versi, infatti, inseguono il ritmo di un ruscello che scende da un monte attraverso le sue pendici boschive. Il quel suono alonato di silenzio il Papa poeta sente l'eco della voce del Creatore, "il verbo Primordiale", sulla scia di un motivo caro alla Bibbia (si legga, ad esempio, il Salmo 19 che è, invece, dedicato al messaggio del sole). Il chioccolio dell'acqua sembra ripetere un appello: tutto ha un significato nel creato e nella storia; non siamo in balìa di forze cieche e oscure; la nostra non è un'esistenza che si dipana
nel non senso
per approdare all'estuario del nulla. Continua, infatti, il Papa: «Fermati! in me hai un porto,/ in me c'è quel luogo d'incontro/ col Primordiale Verbo. Fermati, questo trapasso ha un senso,/ ha un senso" ha un senso" ha un senso». È una parola di fede e di fiducia. È l'attesa serena di un porto ove avere pace e luce.
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