mercoledì 23 ottobre 2002
La pienezza dell'amore del prossimo è semplicemente l'essere capaci di domandargli: «Qual è il tuo tormento?». Non è la prima volta che attingiamo al bel libro Attesa di Dio di Simone Weil (1909-1943), la scrittrice ebrea francese che fortemente subì il fascino del cristianesimo. Oggi proponiamo questa breve ed essenziale riflessione sul vero amore del prossimo, cioè comprendere e partecipare al "tormento" interiore, alla sofferenza, all'amarezza dell'altro. È qui che si misura l'autenticità della carità. Quante volte diciamo di voler bene a una persona perché con lei abbiamo un buon rapporto di amicizia, di assiduità, forse anche di convivenza. Ma il vero amore è quando si sente come proprio il dolore dell'altro, quando si partecipa delle sue ansie e si condividono le sue speranze di salvezza. Solo così muore la solitudine e, anche se il male non è eliminato, quando è condiviso da un altro, diventa molto meno pesante. Purtroppo, questa è un'esperienza rara e sboccia solo quando c'è il vero amore sia umano sia spirituale. Ma a questa osservazione, facilmente comprensibile e teoricamente quasi scontata, ne vorrei aggiungere un'altra a prima vista antitetica. L'amore genuino si misura anche nella gioia sincera per il successo dell'amico. Qui, infatti, può scattare quel tarlo segreto e pericoloso che è la gelosia o l'invidia. È per questo che Paolo esorta così i cristiani di Roma: «Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto!» (12, 15).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: