domenica 18 aprile 2004
La conquista del superfluo dà un'eccitazione spirituale più grande che la conquista del necessario. L'uomo è una creazione del desiderio, non del bisogno.Alcuni anni fa, dovendo scrivere un articolo sul simbolo, avevo letto con interesse un saggio del filosofo francese Gaston Bachelard (1884-1962), intitolato La psicanalisi del fuoco (egli poi aveva studiato anche "l'acqua e i sogni" e "la poetica dello spazio"). Sfogliando ora di nuovo quel volume, m'imbatto in questa frase che mi colpisce. Ci si stupisce quando si atterra su una grande metropoli dell'Africa, dell'Asia o dell'America Latina perché dall'aereo si vedono immense baraccopoli tutte però segnate da una selva di antenne e persino di parabole televisive. E ci si domanda: ma è proprio necessario patire la fame e sacrificarsi per avere un televisore?
La risposta è proprio nella riflessione di Bachelard: ciò che domina in noi è il desiderio, che è capace persino di dominare e sopravanzare il bisogno. Nasce, così, la falsa necessità e si sviluppa il superfluo: la pubblicità gioca proprio su questo dato, creando continue necessità non necessarie attraverso la molla del fascino e del desiderio. Per questo dovremmo un po' tutti controllare noi stessi per non lasciarci irretire da questa spirale così che da una realtà positiva come il desiderio - che è alla base delle conquiste dello spirito - non si generi una deviazione misera che conduce all'egoismo, allo squilibrio dei veri valori, all'ottundimento morale. Diceva Gandhi: «Un oggetto, anche se non ottenuto col furto, è tuttavia come rubato se non se ne ha bisogno».
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