Il Pil dei campi cresce più dell'industria, ma all'agricoltura serve vero aiuto
domenica 25 settembre 2016
L'agricoltura cresce di più che il resto dell'economia. Il Pil dei campi, infatti, è arrivato al +3,7% contro il +0,7% stimato dall'Istat per l'intero sistema produttivo nazionale. Il dato è più che positivo, ma va letto con attenzione. In termini matematici, il tasso di crescita dell'agricoltura è pari a quasi il triplo di quello dell'industria in senso stretto e ben nove volte quello dei servizi. E non basta, perché pare che la crescita del settore agricolo sia la più rilevante anche nel secondo trimestre del 2016 con +1,8%. E bene sembra stia andando anche l'occupazione. L'Ismea ha stimato nel secondo trimestre del 2016 un aumento degli occupati nei campi pari al +6,5% (che diventa +9,1% per i giovani).Numeri di tutto rispetto, quindi. Che vengono però interpretati diversamente anche se non in modo divergente. Coldiretti, con ragione parla di «conferma delle enormi potenzialità» del settore ma sottolinea la necessità di «combattere la pressione delle distorsioni di filiera e il flusso delle importazioni selvagge». Di «segnali importanti, ma che vanno inquadrati nella loro giusta dimensione» parla invece Confagricoltura: semplicemente le imprese stanno recuperando quanto perso negli anni passati.Al di là delle interpretazioni, sono certi due fatti. Prima di tutto l'agricoltura ha per davvero forze per risalire la china e fare ancora meglio (anche rispetto al resto dell'economia). In secondo luogo è chiaro che queste forze debbano essere aiutate.È qui che possono incidere positivamente diverse misure di politica agricola. Ad iniziare da quelle messe in atto nell'ambito dell'iniziativa "Industria 4.0" che riguarda comunque anche le imprese agricole, per passare all'ormai ampio apparato di strumenti a disposizione per la lotta alla contraffazione e alla concorrenza sleale, per arrivare a tutto ciò che serve per far conoscere le qualità dei prodotti agroalimentari. Senza dimenticare, tuttavia, che l'agricoltura non è fatta solo da prodotti tipici, ma anche di produzioni di massa che devono comunque essere valorizzate e difese (le vicende del grano e del latte sono a questo proposito esemplari). E senza tralasciare anche l'importanza che ha la cura del territorio e del suo assetto idrogeologico. L'Associazione Nazionale delle Bonifiche (Anbi), proprio in questi giorni ha ribadito numeri che devono far pensare: quasi il 10% del territorio sarebbe a rischio mentre il costo degli interventi arriva a circa 2,5 miliardi di euro all'anno. Da qui la necessità di intervenire con un piano d'azione che dalla cura dei prodotti agricoli arrivi alla cura del territorio.
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