Il Papa premia due giovani amici con la passione per cultura e fede
domenica 11 dicembre 2016
Mi raggiunge da varie fonti digitali la bella notizia che il premio delle Pontificie Accademie a sostegno dei «giovani che nell'ambito delle diverse arti si impegnano ad offrire un serio e valido contributo all'umanesimo cristiano» è andato quest'anno, ex aequo, a Chiara Bertoglio e a Claudio Cianfaglioni, e subito li contatto su Facebook, dove siamo "amici" (tra virgolette), per congratularmi: mi sento onorato di essere tra i loro amici (senza virgolette) ed estimatori.
Ho incontrato Chiara Bertoglio (classe 1983), prima che su "Avvenire", alle conferenze del Centro San Domenico di Bologna, che l'ha invitata spesso a dire e a fare musica, e nella redazione virtuale del blog Vino Nuovo, dove tiene appuntamenti periodici su musica classica e tempi liturgici. Ha anche un sito e un blog ( tinyurl.com/jsr9xz2 ) personali. Quanto a Claudio Cianfaglioni (classe 1982), siamo stati compagni di banco nel volume collettaneo I ponti di Babele (Edb 2015), dove lui ragionava della cosiddetta teologia pop: tema che trovo intrigante, e che dunque mi aveva indotto ad avviare un dialogo diretto alla scoperta dei suoi talenti, ai confini tra teologia e letteratura.
Le motivazioni del premio pontificio ricalcano in parte i miei contatti: a Bertoglio per la sua ricerca in campo musicologico e letterario e per l'attività concertistica, e a Cianfaglioni per la sua ricerca poetica e lo studio di padre Turoldo. A me che provo a inseguire la Chiesa in Rete piace anche, di entrambi, l'incessante, giovane passione con la quale cercano di far udire l'eco che rimbalza tra i loro studi e la loro fede.
E ora mi è piaciuta oltre ogni misura la citazione di José Tolentino Mendonça (da "Avvenire" del 3 dicembre: tutto si tiene...) che Claudio ha postato per alludere, con discrezione, al riconoscimento ricevuto, e che immagino potrebbe essere sottoscritta anche da Chiara: «I piccoli trionfi ci danno la forza per saper guardare alle grandi umiliazioni, e le difficoltà vissute ci offrono sapienza per guardare in un altro modo a tutto il resto».
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