venerdì 10 dicembre 2021
Si avvicina l'elezione del capo dello Stato e i media, nelle loro previsioni di voto rispolverano l'immagine del pallottoliere. Un rimando dolce alla scuola primaria quando disciplina e gioco si alleano al servizio del duro ma meraviglioso mestiere di crescere. Il tempo in cui si impara l'essenziale: come piegare la mano perché venga una lettera "o" bella tonda, i sette re di Roma, l'altezza delle colline. Basi su cui costruire la cultura di domani, da adulti, con le frasi complicate a mascherare la difficoltà di parlare a tutti. Perché la semplicità è una strada in salita, e se non sai camminare con gli altri, rischi di scivolare e farti male. E allora sono lamenti, accuse, capricci. Gli stessi che facevi da piccolo, solo che adesso usi nomi più altisonanti. Suona meglio parlare di responsabilità, di coesione, di rispetto delle regole. Valori che hai imparato alle elementari quando il compagno di banco piange perché non trova sua mamma e tu devi dire alla tua che hai strappato i pantaloni giocando in cortile. Quello del pallottoliere è un complesso, serissimo gioco di intrecci tra déjà vu e semi di futuro, dove il grande vince se si ricorda di essere stato piccolo. Con il bagaglio di trasparenza, di sensibilità, di impegno che chiede chi è all'inizio di un viaggio chiamato vita.
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