Il giubileo dell’asino e del bue
giovedì 20 febbraio 2025
Nelle catastrofi che punteggiano il suo tempo, il profeta Isaia crede tuttavia di poter annunciare tempi migliori, i quali nasceranno dall’effusione dello Spirito di Dio: «Ma infine in noi sarà infuso uno spirito dall’alto; allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva». La descrizione di una simile vita idilliaca si conclude con una beatitudine: «Beati voi! Seminerete in riva a tutti i ruscelli e lascerete in libertà buoi e asini» (Is 32,15.20). In questo scenario paradisiaco, la felicità promessa si lega a due elementi che hanno di che sorprenderci: il lavoro umano e la libertà degli animali. Possiamo capire che una prospettiva di fecondità del suolo sia apportatrice di felicità, se può così cessare un ingrato in cui lo sforzo dell’uomo non produce frutto, ma è toccante constatare come ciò si accompagni al mettere a riposo le bestie da soma, come se la felicità dell’uomo fosse inseparabile da quella degli animali. In questa visione di prosperità, il bue e l’asino si trovano liberati dal lavoro umano: cessano di essere strumenti di produzione per ritrovare il loro valore intrinseco, che non si misura con la loro produttività. Eccoli, infine, liberi di vivere come meglio credono, liberi di recarsi di propria iniziativa alla mangiatoia per adorare il loro Creatore. © riproduzione riservata
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