martedì 23 maggio 2006
Molti, se porgi un dito, ti prendono il braccio:/ sono quelli che, se ti occorre un braccio,/ non porgeranno un dito.Il fiorentino Guido Mazzoni (1859-1943), filologo, presidente dell"Accademia della Crusca, ha composto anche poesie non memorabili. Eppure, sfogliandone l"edizione originaria del 1913, rimango colpito da questa considerazione più simile a un proverbio che a versi poetici. Quante volte anche  noi ci siamo lamentati di persone che ci hanno chiesto una mano e poi ci hanno preso anche il braccio e forse non siamo più riusciti a divincolarci dal loro peso ormai avvinghiato a noi. E la gratitudine che ti manifestavano era la muta (o esplicita) richiesta di benefici maggiori. Ci sono persone che sono la discrezione incarnata: mai si azzarderebbero a importunarti anche quando la loro situazione è grave  e meriterebbero sostegno. E, al contrario, ci sono quelli che non hanno ritegno e, con faccia tosta, non esitano a martellarti di richieste, incuranti del rifiuto o della molestia che arrecano. Ma la considerazione di Mazzoni va oltre: quando tu hai bisogno di questi petulanti che ti hanno preso dito e braccio, puoi star certo che non muoveranno un dito. La ragione è chiara: chi è egoista non può che porre se stesso al centro e far ruotare gli altri a costellazione attorno a sé; mai riesce a varcare quel cerchio  egocentrico per indirizzarsi verso l"altro donando qualcosa di sé. È, allora, necessario tener ben viva l"attenzione su questo vizio radicale che alligna sempre nel sottofondo di ogni anima, badando a non cadere nella definizione dell"«egocentrico» fatta dallo scrittore americano Ambrose Bierce: «Una persona che si interessa più di sé che di me!».
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