martedì 16 maggio 2006
Anche se un uomo mescola la calce, è sempre Dio che è il costruttore.Il destino mescola le carte, ma siamo noi a giocarle.Abbiamo accostato due frasi distanti tra loro quasi tre millenni, ma tematicamente complementari. La prima ci proviene dall"antica cultura egizia: si tratta di un detto della Sapienza di Amen-em-ope, uno scritto del IX-VIII sec. a.C. che ha lasciato una traccia importante anche nella Bibbia (nel libro dei Proverbi 22, 17 - 24, 22). La seconda citazione è presente negli Aforismi della saggezza del vivere del filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788-1860). Sono due le prospettive con cui si esamina il destino o, per il credente, la provvidenza. Da un lato, si esalta l"efficacia dell"azione umana con la sua libertà; d"altro lato, si riconosce che esiste qualcosa o Qualcuno che ci supera e che interviene nel progetto della storia umana.Questa duplicità è da conservare, secondo un equilibrio tutt"altro che scontato e agevole. Bisogna continuare a mescolare la calce necessaria per la costruzione dell"edificio della nostra esistenza, lavorando con impegno e responsabilità. Ma si deve avere anche la consapevolezza che non siamo gli unici arbitri del risultato: non solo perché ci sostiene la grazia divina, ma anche perché c"è un mistero nel progetto globale dell"essere e della storia. Abbiamo, quindi, in mano carte che non sono in sequenza logica e definita, ma siamo noi a doverle giocare con intelligenza e abilità perché ottengano un esito positivo. Gli estremi della rassegnazione scoraggiata, convinta che i giochi sono tutti già decisi, e dell"efficientismo orgoglioso, certo che tutto dipenda da noi, sono dunque da evitare. La vita è dono e impegno, è sorpresa e certezza, è accettazione e reazione al tempo stesso.
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