sabato 27 settembre 2014
«Quello del sogno non è uno spazio vuoto; piuttosto è uno spazio aperto in cui possono penetrare persone lontane, o assenti». Parole ispirate, sapienziali, sulla realtà del sogno, che proseguono in crescendo: «Talvolta due persone care s'incontrano lì, una viva e l'altra morta. E il sogno nuovamente le avvicina». Tutti noi conosciamo questi incontri, che l'autore definisce «Vertigine dell'esistere e del non esistere». Chi ci conduce in questa realtà del sogno, dove i vivi e i morti s'incontrano, per l'unico spettatore nonché attore di questo teatro, l'uomo sognante, è Giulio Guidorizzi in un libro memorabile: Il compagno dell'anima. Il sottotitolo indica precisamente l'argomento: I Greci e il sogno. Precisamente, ma imperfettamente. Guidorizzi, noto grecista, è uno di quei pochi specialisti che, occupandosi della culla dell'Occidente, non si limitano all'argomento stretto. Ma spalancano le porte alla conoscenza della nostra anima. La Grecia non è solo l'irrepetibile, luminosa civiltà, ma una parte del nostro essere, conscio e inconscio, totalmente. Similmente a Vernant, Kereny, pochi altri maestri, Guidorizzi non ci riporta alla Grecia ma, tramite la Grecia, a una zona misteriosa e palpitante della nostra anima. Se il sottotitolo è un po' riduttivo, il titolo no: è lui, l'autore, il compagno dell'anima.
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