giovedì 25 gennaio 2007
Per me il mondo è troppo angusto, troppo piccolo il cielo. Dove sarà mai uno spazio sufficiente per la mia anima?Oggi la liturgia ricorda la conversione dell"apostolo Paolo. La sua biografia e i suoi scritti rivelano - al di là del tema teologico dell"ispirazione divina - un"indubbia genialità. Davanti a lui gli orizzonti sono sempre infiniti, la tensione è al massimo, la sua patria è l"eterno, la sua ricerca è in un Oltre e verso un Altro divino. Questo è, in verità, l"anelito profondo dell"anima e noi abbiamo voluto oggi esprimerlo coi versi del Pellegrino cherubico di Angelo Silesio, straordinario poeta mistico tedesco del Seicento (l"opera citata è disponibile in un"ottima edizione italiana pubblicata dalla San Paolo nel 1989). La grandezza interiore della persona umana è tale da travalicare lo stesso cosmo e rendere, perciò, persino il cielo troppo piccolo.L"uomo ha, infatti, la capacità di trascendere la realtà e, quindi, di puntare direttamente verso Dio che è infinito ed eterno. È forse questa la radice ultima della nostra insoddisfazione costante, della tensione inesausta verso una gioia sempre più grande, dell"attesa di una pienezza che non è raggiunta nelle piccole conquiste quotidiane. Uno dei sette sapienti dell"antichità, Democrito di Abdera, affermava che l"uomo è un "microcosmo" e questa è, certo, una verità, tanto è vasto e complesso il mondo dello spirito umano. Ma la Bibbia va oltre quando dichiara che l"uomo e la donna sono stati creati «a immagine di Dio» (Genesi 1, 27). E questa è una verità ancor più profonda che svela l"assurdità di chi pensa di trovare un senso alla vita immergendosi nelle cose, nel piacere, negli orizzonti finiti e limitati. Il nostro è un vero "desiderio", proviene infatti de sideribus dalle stelle, dall"infinito, e a  esso tende.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: