Il caro-gasolio soffoca i campi
sabato 10 settembre 2011
Ottocento milioni in più in soli sette mesi. Troppi per pensare di reggere ancora senza un cambio di passo. Il conto è il risultato del cosiddetto «caro-gasolio» che le imprese agricole stanno sopportando e che influisce, al rialzo, sui costi dei mezzi di produzione (concimi, mangimi, sementi, antiparassitari e ovviamente carburante), e su particolari produzioni come quelle in serra. È il segno, oltre al crollo del valore aggiunto, dello stato di crisi dell'agricoltura nostrana, ma anche dell'importanza di metter mano a politiche diverse per questo comparto a torto considerato meno importante degli altri per l'economia nazionale.
A denunciare la situazione dei costi, è stata la Cia-Confederazione italiana agricoltori nel corso della VI Festa nazionale dell'agricoltura che si sta svolgendo a Torino. Stando agli agricoltori una delle voci di costo più onerose è quella energetica, tanto che la richiesta è di istituire l'accisa zero per i carburanti agricoli. Ma la questione riguarda anche alcune delle produzioni più "preziose", come quelle in serra. E la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente con l'arrivo del freddo e delle prossime operazioni autunnali in campagna (prima fra tutte l'aratura), durante le quali aumenta considerevolmente il consumo dei prodotti petroliferi.
Quello dei costi, tuttavia, non è un fronte aperto oggi, anzi. Stando sempre ai calcoli della Cia, dal 2005 al 2010 si è assistito a rincari considerevoli. Per alcuni voci i prezzi pagati dall'agricoltore sono addirittura triplicati. Una situazione preoccupante che, sommata ai prezzi non remunerativi sui campi (per l'ortofrutta siamo addirittura a un crollo verticale delle quotazioni all'origine), diventa esplosiva e rischia di trascinare nel baratro migliaia di aziende che non riescono più a stare sul mercato. Attualmente i costi produttivi – avverte ancora la Cia – incidono nella gestione aziendale agricola, in media, tra il 60 e l'85%. Nel 2010 l'incremento di questi oneri, secondo gli ultimi dati, è stato del 12% rispetto al 2009; mentre per il 2011 l'incremento dovrebbe oscillare addirittura tra il 13 e il 15%. Ma una tabella diffusa dai coltivatori parla chiaro: dal 2000 ad oggi i livello dei costi di produzione è stato in continua crescita ad un ritmo tra il 2 e il 5% all'anno. Tutto senza contare altri oneri come quelli della burocrazia e della previdenza (+26% in due anni secondo i produttori).
Certo, viene fatto rilevare, fra aprile e giugno c'è stata una certa ripresa dei prezzi all'origine, ma nello stesso periodo i costi dell'energia sono saliti del 12% circa, quelli dei mangimi del 17 e quelli dei concimi del 12,3%. È più che probabile, quindi, che a fine anno i redditi agricoli subiscano una ulteriore diminuzione. E per capire le posizioni, basta sapere che già nel 2010 gli agricoltori italiani hanno perso il 3% di reddito, mentre quelli europei in media hanno guadagnato il 14% in più.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: