venerdì 19 agosto 2005
Alla verità è concesso solo un breve trionfo fra due lunghi spazi di tempo in cui è, prima, condannata come paradossale e, poi, schernita come banale.Nell"articolo che sto leggendo su una rivista inglese è incastonata questa citazione attribuita al filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788-1860). Certo, egli è noto per il suo pessimismo, ma a proposito di quanto qui afferma sulla verità è difficile dargli torto. Il successo della verità è, infatti, fugace. Prima si ironizza sul fatto che sembra paradossale e il buon senso entra in campo col suo peso per schiacciarla. Si ricorre all"inerzia della tradizione sclerotica, ai luoghi comuni consolidati, all"abitudine e all"assuefazione per rintuzzare la novità e forse anche la tensione che la verità apporta (si pensi al «caso Galileo»).Una volta diventata patrimonio comune, viene ben presto relegata nei libri di scuola oppure nell"uso quotidiano e viene considerata una banalità a cui tutti potevano arrivare, una realtà che ormai è da collocare tra le cose ovvie e scontate, La verità, quindi, sembra sempre inopportuna e importuna e lo sforzo della mediocrità è quello, comunque, di neutralizzarla. Ecco, allora, l"appello di Cristo a seguire " anche a costo del rigetto o della marginalità " la verità che fa liberi interiormente. Ecco l"impegno a cercarla e coltivarla, anche se costa fatica, studio, coerenza e non dà successo, perché l"umanità ama di più la menzogna che lusinga, consola e rasserena. Nei suoi Quaderni il grande scrittore russo Anton Cechov riprendeva il tema di Schopenhauer e annotava: «Si dice che la verità trionfa sempre, ma questa non è una verità».
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