venerdì 27 agosto 2021
Molte volte ho qui ripetuto il carattere del cristianesimo come religione fondata sull'esperienza. La fede cristiana ha a che fare con la storia e non con le idee, con una Rivelazione che si è fatta carne e non con un sistema ideologico.
L'arguzia di alcuni scrittori, in quanto poeti («poeticamente abita l'uomo, poeticamente lo visita Dio», ha scritto Pierangelo Sequeri), è quella di farci gustare davvero e quasi toccare con mano alcune delle verità che il catechismo o la teologia ci hanno da sempre trasmesso, ma che forse, a causa della loro «usura», non ci dicono più niente. Prendiamo il Barabba (Bur) di Pär Lagerkvist, memorabile opera narrativa in cui lo scrittore svedese, premio Nobel nel 1951, sapeva raccontarci la vicenda di Gesù con gli occhi del delinquente al posto del quale morì.
A un certo punto, per manifestare il suo dubbio sull'annuncio evangelico, che cioè Gesù Cristo era il figlio di Dio, ecco comparire un ancoraggio alla dura realtà dei fatti: «Che fosse il figlio di Dio non tutti lo credevano con pari sicurezza. Ad alcuni, pareva strano che veramente lo fosse, perché lo avevano veduto e lo avevano udito in persona e financo avevano discorso con lui. Uno di loro gli aveva cucito un paio di sandali e gli aveva pigliato la misura e fatto tutto quanto occorreva».
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