sabato 9 giugno 2007
Se abbattete i monumenti, risparmiate i piedistalli. Potranno sempre servire.Tutti ricordiamo le scene della demolizione delle statue alla fine dell"impero sovietico, col crollo a terra di figure prima venerate quasi come idoli, o l"eliminazione dei simulacri di Saddam Hussein in Irak. Bisogna, però, riconoscere che non è certo bastato questo rituale dissacratorio, non raro nella storia dell"umanità, per rendere migliori le condizioni di quei popoli. È, perciò, non del tutto sarcastica la frase sopra citata, che è uno dei Pensieri spettinati di Stanislaw J. Lec (1909-1966), scrittore satirico polacco, raccolta di aforismi vari, tradotti in italiano da Bompiani nel 1988. Cadono le statue, ma i piedistalli sono sempre pronti a ospitare nuovi miti di massa, nuove illusioni o rinate tirannie.Al di là della considerazione storica, c"è qualcosa che tocca un po" tutti. Certo, non si può vivere senza modelli; anche le mode fanno parte della convivenza sociale; tifosi, fans, patiti costituiscono una fascia ampia della popolazione che ha bisogno di ammirare e sognare. Ma in agguato c"è sempre il rischio del fanatismo, dell"esaltazione adorante, dell"idolatria feticistica che diventa irrazionale e che genera invasamento. Basti solo pensare a un certo tifo da stadio o le urla dei ragazzini davanti a un cantante o ad un attore. C"è anche qualcosa di più radicale e sottile ed è il malcelato impulso al servilismo. Terribile ma vera è la considerazione del grande Dostoevskij: «Da" la libertà all"uomo debole ed egli stesso si legherà a te e te la riporterà», quasi come un cane che riporta il bastone al suo padrone. La libertà è tutt"altro che facile da vivere in modo autentico e responsabile.
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