giovedì 19 aprile 2007
Dove non ci sono padroni, tutti sono padroni. Dove tutti sono padroni, tutti sono schiavi.Forse non ci pensiamo, ma "padrone" deriva da "padre", eppure gli esiti sono ben diversi. Allo stesso modo "padrino", dal suo valore religioso, è ormai diventato un truce epiteto mafioso. Le parole, quindi, degenerano così come le realtà umane a esse sottese. È ciò che sta alla base di due frasi, a prima vista paradossali eppure pertinenti, che sono andato a pescare in un vecchio volume polveroso, che ci può rendere perplessi già nel titolo, La politica desunta dalla Sacra Scrittura. A scrivere questo saggio era stato un celebre oratore sacro del "600, Jacques Bénigne Bossuet, vescovo della città francese di Meaux e consigliere religioso del re Sole, Luigi XIV.Da un lato, si dovrebbe auspicare una società senza padroni, in cui tutti siamo uguali e fratelli, pur nella diversità delle personalità e delle doti. È la faticosa strada indicata dallo stesso cristianesimo ed è la radice dell"albero della democrazia. Si tratta di un progetto ideale che non dev"essere subito accantonato come irrealistico, giustificando così le prevaricazioni politiche, economiche e sociali. Senza ideali e sogni non si avrà mai una vita degna; puntare subito al minimo, come spesso si fa oggi con l"educazione dei giovani, ha come risultato il "sottozero". D"altro lato, però, Bossuet - pur senza aver visto i regimi sovietici - ammonisce che l"utopia dell"assoluta uguaglianza, rigidamente attuata e imposta, crea in realtà schiavitù, proprio perché l"uomo è egoista e superbo. Alla fine, allora, ci si batta con forza per la giustizia, senza perdere il senso del realismo e del limite umano.
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