giovedì 20 aprile 2006
Ci sono vari nascondigli: ci si nasconde in uno sghignazzo oppure in un lamento; ci si nasconde nelle piccole verità meschine oppure nelle grandi menzogne; ci si nasconde nelle fatiche o nella danza, nel vino o nel calcio, nelle barzellette o nelle carte; ci si nasconde come bambini"; ci si nasconde persino nella natura, nei libri immortali, nel lavoro e nell"amore. Lo so, la vita è complicata; ma se in essa c"è qualcosa di male, non ci si deve nascondere, bensì battere!Evgenij Evtu"enko è uno dei più noti poeti russi contemporanei, portavoce a suo tempo del "disgelo" nella società sovietica, talora un po" retorico e declamatorio nei suoi versi. Da un suo testo recente (l"autore ha ora 73 anni)  raccolgo questo monito su un tema significativo, quello del «nascondersi». È, questa, una tentazione piuttosto diffusa che ha varie forme. La prima si incarna nell"ipocrisia che è una sorta di auto-inganno pur di salvarsi la faccia (e il successo). Un"altra tipologia, molto comune, è da cercare nel disinteresse, anzi, per dire la cosa in modo netto, nel menefreghismo, per cui non si esita a imbrattare i luoghi pubblici, ad approfittare delle cose altrui, a disturbare e a offendere il prossimo, nascondendosi nella massa e nell"anonimato. C"è, poi, l"evasione nell"egoismo, nell"interesse privato, nel disprezzo degli altri, nell"isolamento altezzoso, nel piacere. Ci si nasconde dietro il paravento del qualunquismo, della trascuratezza, della menzogna. Ebbene, il poeta russo conclude con un appello salutare: nella vita non si deve scappare o celarsi come uno struzzo, ma impegnarsi e battersi. Certo, per far questo bisogna faticare, è necessario addestrarsi, farsi carico, darsi una mossa, occuparsi e preoccuparsi delle proprie responsabilità e degli altri. Si deve uscire dai comodi nascondigli e vivere alla luce del sole, entrando nel groviglio della vita e della storia.
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