sabato 3 novembre 2007
Una parete bianca è la carta degli sciocchi.
Rientro dall'aeroporto e sto attraversando le varie periferie: l'occhio mi cade su una scritta incomprensibile che deturpa un palazzo appena terminato e, subito dopo, ecco un disegno (si fa per dire) in cui lettere cubitali e simboli si confondono, e così via in una desolante "striscia" ininterrotta che non risparmia neppure alcuni monumenti del centro della città. Ormai quello dei graffiti è diventato un incubo; vanamente si offrono spazi a questi writers; inutilmente alcuni critici (anche qui si fa per dire) cercano di convincerci che anche queste sono forme d'arte, quasi fossero gli affreschi pompeiani o i murales messicani di Rivera o di Siqueiros. Io rimango del parere espresso nella frase (l'originale latino suona così: Paries albus stultorum carta) che ho sopra evocato, traendola dal Baldus, un poema ironico, realistico-fantastico del mantovano Teofilo Folengo (1491-1544) che l'aveva firmato con lo pseudonimo di Merlin Cocai.
La riflessione che vorrei proporre è, però, di indole generale e riguarda la prevaricazione della maleducazione. Di fronte a questi gesti, alla sporcizia nelle strade, alla sguaiataggine nei luoghi pubblici, alla volgarità ostentata si resta impotenti e scoraggiati. Ed è questo atteggiamento "dimissionario" che alla fine ringalluzzisce i maleducati, li fa sentire impuniti e invincibili e fa tendere verso il basso il comportamento collettivo. Cominciano i genitori a lasciar perdere, per evitare discussioni; la società si fa indifferente e tollerante, la scuola non osa intervenire per evitare rogne. E così dilaga il cattivo gusto e trionfa la grossolanità e la rozzezza. Mai come in questo caso andare controcorrente è segno di dignità e coraggio.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: