martedì 7 febbraio 2006
 Guardate un bambino, guardate l"aurora di Dio, guardate gli occhi che vi fissano e vi amano. A un bimbo si può dire tutto. Quando uno di questi graziosi uccellini vi guarda fiducioso e felice, l"anima si risana.Qualche giorno fa, mentre attraversavo i Giardini di via Palestro a Milano, mi sono imbattuto in un bambino che mi è venuto incontro offrendomi un dolce mangiato a metà: i genitori si sono scusati e forse l"avranno poi sgridato perché l"infamia della pedofilia, tra i vari danni provocati, ha anche introdotto il sospetto sistematico nelle relazioni. Negli occhi m"è rimasto a lungo quel visino «fiducioso e felice», così come lo descrive in modo splendido Dostoevskij nel brano che sopra ho citato e che avevo trovato su un cartoncino d"auguri d"inizio anno. Ciò che mi colpisce nelle parole del grande scrittore russo è legato a due frasi.La prima è sugli occhi dei bambini «che vi fissano e vi amano»: è quella fiducia primordiale che noi, adulti maliziosi e sospettosi, abbiamo perso. È per questa innocenza nell"affidamento all"altro che Gesù ha scelto proprio i piccoli come simbolo della fede autentica: «Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli"». L"altra frase riguarda, invece, «l"anima risanata» dall"incontro con queste piccole creature di Dio. Stare in loro compagnia, stupirci e divertirci con loro ci rende diversi, anzi, ci riporta all"autentica umanità. Voglio, allora, finire con le parole di un famoso teologo, Hans Urs von Balthasar, che lascio alla vostra meditazione: «Ogni bambino comincia nell"assoluta novità dell"essere, nella stessa assoluta meraviglia, che è l"atto fondamentale della filosofia».
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