martedì 25 aprile 2006
L'Italia è un paese adorabile che meriterebbe di essere meglio abitato.Oggi, festa nazionale, abbiamo pensato di interrogarci sull"essere italiani, non secondo una prospettiva culturale (di questo dovremmo essere tutti orgogliosi) ma civile o civica. E qui le cose sono un po" più complicate e meno esaltanti. Ce lo ricordava lo scrittore Guido Morselli con una nota, datata 20 ottobre 1957, del suo Diario, un testo a cui abbiamo già attinto una ventina di giorni fa per la nostra riflessione. Ignorato da editori e critica, benestante a livello economico, ma tormentato nella sua interiorità, Morselli finirà suicida. Il suo pessimismo è, però, almeno per quanto riguarda gli abitanti di questo «paese adorabile» che è l"Italia, piuttosto fondato. Troppo scarso, ad esempio, è il senso dello Stato, della comunità, del rispetto altrui. Calpestiamo la nostra dignità spirituale sfregiando monumenti, abbandonando alla speculazione il paesaggio, tagliando fondi per la cultura, rinsecchendo la scuola, inaridendo le nostre gloriose radici religiose, lasciando impuniti troppi reati, abbassando la soglia del livello etico generale e così via. Sembra ormai solo retorica l"appello dell""epistola" latina Ad Italiam del Petrarca: «Salve, a Dio cara, terra santissima,/ terra sicura ai buoni, temibile ai superbi». Qualche volta si è tentati di condividere il pessimismo inguaribile di Prezzolini che diceva: «L"Italia non è democratica né aristocratica. È anarchica». Eppure è possibile risalire la china con un impegno che parta, certo, dall"alto della politica ma che soprattutto sia praticato da tutti, insegnato nella scuola (cos"è mai oggi l"antica «educazione civica»?), nella famiglia, nelle stesse comunità ecclesiali, attraverso verità, onestà, giustizia, adesione ai valori.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: