Giustizia, spiritualità, apertura: dire la potenza umile del Regno
venerdì 27 gennaio 2017
Nell'annuale messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali, appena pubblicato da papa Francesco, ho trovato, tra i tanti, due motivi di particolare conforto rispetto all'atteggiamento con il quale perlustriamo insieme la Rete dell'informazione religiosa. Si tratta dell'incoraggiamento, che attraversa tutto il messaggio, a «parlare in parabole», cioè a «comunicare la potenza umile del Regno» ricorrendo «a immagini e metafore». E del fatto che tale incoraggiamento è rivolto a tutti coloro che «ogni giorno macinano tante informazioni», senza distinguere se ciò avviene «nell'ambito professionale» o «nelle relazioni personali».
Mi sono messo così a scorrere il diario del mio profilo Facebook e ho scelto tre «parabole», che non hanno attratto solo la mia attenzione: ognuna ha ricevuto consensi e commenti in misura superiore rispetto alla media del profilo in cui compare. Contravvenendo alle mie abitudini, le riporto in forma anonima, per fedeltà al genere letterario evangelico (tranne che in una occasione, dei protagonisti Gesù non fa il nome).
È una storia di umana giustizia quella, raccontata in prima persona, della capace dirigente pubblica che ha intrapreso e infine vinto una lunga battaglia a difesa della propria dignità personale e professionale, e che diffondendola ha inteso dare forza e motivazioni ad altre (e altri), per analoghe contese. È una storia di spiritualità esemplare quella, costruita con parole e immagini da un fotoreporter esperto in umanità, di due parrocchie ortodosse che hanno commemorato il Battesimo del Signore sul limitare (e oltre) di un livido litorale ravennate. È infine una storia di apertura all'altro da sé quella in cui un giornalista di felice penna si è ritratto con pochi altri avventori comuni, la mattina presto, al bar della stazione: mentre sorseggiano dei banali cappuccini, li sorprende una non comune ragazza che ordina e tracanna, disinvolta, un vino bianco.
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