giovedì 19 dicembre 2019
Leggo (su "Left") che in alcuni Paesi africani sono stati apposti cartelli con la scritta «Non toccate i bambini». In italiano, visto che tra gli sfruttatori sessuali di bambini detti assurdamente "clienti" i nostri connazionali sono in prima linea. Sapevo già di questo atroce primato: siamo – per la precisione: sono – tra i maggiori consumatori di prostituzione minorile nel mondo. Giro e volto la cosa e non riesco a farmene una ragione, come se l'orrore mi accecasse. Ci sono anche tour operator che promuovono questo genere di pacchetti "esperienziali" in Kenya, Santo Domingo, Colombia, Brasile, Estremo Oriente. Da "The Guardian" apprendo invece di bambine e bambini con pelle chiara e tratti caucasici che vivono in condizioni di povertà assoluta negli slum di alcune città filippine. Sono figli delle ragazze prostitute e dei loro "clienti" europei, americani o australiani. In questi fetidi slum campano tutti di prostituzione o del suo indotto (gli uomini scarrozzano in giro i turisti, o organizzano eccitanti combattimenti tra galli). Spesso le prostitute che sono diventate madri in questo modo sono a loro volta figlie di "clienti": siamo ormai alla terza generazione. Nelle loro chat questi uomini si vantano di non aver mai dovuto usare preservativi. Del suo papà inglese Brigette, 10 anni, conosce solo il nome: Matthew. Dice che da grande le piacerebbe diventare maestra.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI