giovedì 18 febbraio 2021
Se mi dicessero che domani tocca a me - a me che ho compiuto i sessanta, che la mia vita l'ho fatta - tremerei davanti alla sofferenza e, come tutti, avrei paura di quell'istante: quando, abbandonando ogni amore e ogni cosa, si passa il confine. E tuttavia, lo confesso, io sarei straordinariamente curiosa ed emozionata, nell'Aldilà. Voglio vederlo finalmente quell'Oltre, che ai cristiani è promesso. «Ora vediamo come in uno specchio, confusamente, ma un giorno vedremo faccia a faccia», scrive Paolo ai Corinzi. Faccia a faccia con Cristo. Ci ricordiamo, del destino che ci attende? (Sperando naturalmente di non finire all'Inferno, anche visto che autorevoli fonti ci assicurano che è vuoto).
Comunque: «Faccia a faccia», che urto, che parola detonante. Vedere in un istante sciogliersi come cera al sole una vita intera - io come tanti - di dubbio e infedeltà: ora che vedo con i miei occhi, ora che è vero.
E tutti quelli che ho amato non li ritroverò forse, quel giorno? Ma come sarà, quell' Oltre? Me lo immagino con i colori lussureggianti della Sicilia in primavera, in certi giardini dove l'acqua di un temporale fa sbocciare di colpo dalla terra secca, da semi prosciugati, fiori sbalorditivi, africani.
L'acqua, ecco, ci dev'essere l'acqua, in Paradiso. Sorgiva, trasparente come certo mare della Sardegna. Un'acqua che ricrea, e colma, finalmente, ogni ferita.
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