mercoledì 31 gennaio 2007
Oggi hanno tutti facce da merendine, si veda la differenza quando in televisione compaiono le espressioni rubate alle persone dei cosiddetti Paesi sottosviluppati, quelle persone hanno volti straordinari, mentre le nostre facce non hanno più identità.Quando sarà nelle sale, andate a vedere l"ultimo, emozionante e fin provocatorio film di Ermanno Olmi, Cento chiodi, oppure ritornate alle sue opere prime girate all"interno delle fabbriche e della vita quotidiana per capire la verità di queste sue parole. Ermanno è per me uno degli amici più cari; con lui ho una sintonia spontanea e istantanea; anche se gli incontri sono rari (lui vive prevalentemente ad Asiago), ritroviamo subito l"intesa e l"affetto, come attestano anche i dialoghi tra noi che sono stati pubblicati. Ebbene, uno dei temi più cari dei nostri discorsi è proprio quello dell"analisi della mutazione avvenuta nella persona contemporanea, soprattutto con l"irruzione della pubblicità televisiva (ma non solo).È cambiato il volto delle persone. Non ci sono più visi autentici, quotidiani, che nella ragnatela delle loro rughe narrano una storia, che nell"ammiccare degli occhi comunicano un messaggio, che persino nei loro difetti rivelano una bellezza sofferta e vera. Ora ci vengono offerte solo «facce da merendine», simili alle galline da allevamento. E tutti s"adeguano, con trucchi e smorfie, a indossare questa maschera che progressivamente diventa anche una copertura dell"anima, così da fare dell"inganno, dell"artificiosità, e della falsità, uno stemma. Diventa, allora, vera in senso negativo quella battuta dello scrittore francese Camus: «Ahimè, alla fine ognuno è responsabile della sua faccia!».
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