mercoledì 1 agosto 2007
Se la vostra vita quotidiana vi sembra povera, non l'accusate. Accusate invece voi stessi perché non siete abbastanza poeti da evocare la ricchezza interiore poiché per un creatore non esiste povertà e non esistono luoghi poveri e indifferenti.
In italiano le due locuzioni «una povera vita» e «una vita povera» non sono necessariamente sinonimiche. La prima, infatti, denota un'esistenza squallida, senza significati e valori; la seconda uno stato forse di povertà materiale, ma anche di distacco ed essenzialità che può al suo interno ospitare pace, serenità, libertà. È su questa discriminante che possiamo costruire la nostra riflessione odierna, partendo dalla citazione di un poeta spesso evocato in questo nostro spazio meditativo, l'austriaco Rainer Maria Rilke (1875-1926).
Molti devono confessare di condurre una vita squallida, immersi come sono in azioni ripetitive e pesanti, in ambienti urbani desolati, in una società meschina e senza ideali. Costoro, anche quando staccano dal lavoro quotidiano e s'immettono in un orizzonte diverso e più affascinante, come può accadere in questi giorni di vacanza, in realtà
" dopo un primo sussulto " ritornano ad essere annoiati, a riprendere gli stessi gesti, a rivivere la costante monotonia. Questo avviene perché non si è abbastanza poeti, come dice Rilke, cioè capaci di creatività, di vitalità, di inventiva e di umanità. È con questa carica interiore che una «povera vita» insapore e incolore, condotta anche in «luoghi poveri e indifferenti», si può trasformare in una «vita povera» ma libera, fiduciosa, «fiorita», limpida e fin gioiosa.
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