Esportazioni, il pecorino è la «Ferrari» dei nostri formaggi
domenica 24 gennaio 2016
Il pecorino italiano vince nel mondo. E c'è da esserne orgogliosi, visto che con un +23% nelle vendite oltre confine, questo prodotto non solo conquista il primo posto fra tutte le esportazioni del Paese, ma conferma la bontà anche economica dell'agroalimentare nostrano. Certo, in valori assoluti c'è chi sorpassa di gran lunga le forme di formaggio, ma in termini di risonanza non è sbagliato paragonare il Pecorino alla Ferrari oppure ad un vestito di Valentino. Confronti che forse faranno arricciare il naso ai puristi dell'auto oppure della moda, ma che indicano un fatto: l'export italiano continua a conquistare il mondo e, per quanto riguarda gli agricoltori, allevia altre indicazioni di mercato meno positive.A fare i conti sul pecorino è stata Coldiretti sulla base delle statistiche delle vendite all'estero nel 2015. Mentre il pecorino avanzava del 23%, le esportazioni in generale crescevano del +3,5% e quelle dei prodotti tessili, dell'abbigliamento e accessori flettevano del -0,8%. Il successo di questo formaggio è stato reso possibile dal balzo in avanti delle vendite negli Stati Uniti (+28%) che sono il principale mercato di sbocco del pecorino italiano, ma anche dai risultati estremamente positivi in Europa con un +22 % in Gran Bretagna e +16% in Francia. Senza contare i risultati ottenuti in Giappone (+9%), oppure quelli decisamente abnormi avuti in Cina (+500% ma con quantità assolute ancora ridotte).Insomma, i circa sette milioni di capi fra capre e pecore che pascolano nel Paese, sono uno dei motori d'eccellenza del buon nome dell'agroalimentare nazionale. L'aumento delle esportazioni di pecorino ha infatti contribuito in misura importante ai buoni risultati dell'intero agroalimentare italiano che ha raggiunto il livello storico di 36 miliardi di euro nell'intero 2015 per effetto di un aumento del 7% delle vendite, pari esattamente al doppio di quello fatto segnare dal totale delle esportazioni italiane. E, stando agli esperti di questo mercato, potrebbero fare ancora di più se, dicono i coltivatori, ci fosse una seria azione di contrasto alle imitazioni presenti che tolgono spazio ai prodotti originali come negli Usa dove si producono oltre 20,5 milioni di chili di "romano" e similari all'anno, che però non vengono ottenuti con latte di pecora.I risultati del pecorino, dunque, consolano almeno un po' gli animi della generalità degli agricoltori. Secondo Ismea l'ultimo mese del 2015 ha confermato «l'intonazione negativa dei mercati agricoli palesatasi a partire dall'autunno». Le quotazioni dei prodotti agricoli sul mercato interno, infatti, sono diminuite 2% su novembre e del 2,5% su dicembre di un anno fa.
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