sabato 11 febbraio 2023
Sempre interessante sapere ciò che si sarebbe voluto fare nella vita, l’ambizione originaria a seguire un cammino poi disegnatosi diverso. Albert Camus, per dire, avrebbe voluto essere scultore. Wim Wenders invece pittore, e la scelta di diventare regista si deve a fatale casualità. Giovanissimo, a Parigi alloggiava in un monolocale troppo freddo, e per scaldarsi i pomeriggi li passava in Cineteca, scelta che ha marchiato la sua vita creativa. Innato interesse allo sguardo: un tema da Wenders di continuo sviscerato, lo stesso che sta al centro del più avveniristico dei suoi film, Fino alla fine del mondo (1991). In una intricata trama, il protagonista è figlio di una donna non vedente, e tutto il suo rocambolesco vivere destreggiandosi tra luoghi del mondo e marchingegni antesignani del virtuale, si svolge nel tentativo di aiutare la madre a “rivedere” le persone amate (lei impersonata in un cameo magnifico da Jeanne Moreau). Alla base, c’è una riflessione sul termine tedesco di Einstellung. Einstellung è “inquadratura”, ma anche “modo di vedere”. Immagine e sua esperienza, scorcio e insieme ragionamento sulla stessa porzione di realtà osservata. Figura, e atteggiamento verso la stessa. Duplicità di senso che in italiano potrebb’essere resa con il termine “veduta”. Decisiva questione. © riproduzione riservata
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