mercoledì 20 febbraio 2013
Longarone, autunno 2003 – Quarant'anni dopo, chi quella notte c'era non vuole più ricordare. I vecchi, quando dalla strada vedono la diga ancora voltano la testa. L'onda del Vajont si prese tutto, il 9 ottobre 1963. Un paese cancellato, più 1.900 morti.«La prima cosa che sentii – racconta un superstite – fu come un vento di temporale che sbatteva le persiane. Mi affacciai, era una notte serena. Poi, guardando verso la valle vidi dei lampi. Erano i fili della corrente che saltavano, travolti dall'onda. Ho urlato: «“La diga!” e sono fuggito verso la montagna».L'onda si prese i padri, e i bambini addormentati. Molti non furono mai ritrovati. Ritornò invece la Madonna della chiesa madre, che l'acqua aveva trascinato nel Piave. Nella chiesa nuova le donne anziane la vanno a trovare; le restano davanti, silenziose. Quarant'anni dopo avverti ancora, oltre al dolore, lo scandalo: Dio, quella notte, dov'era?La diga è lassù, intatta. Dal basso sembra una nemica appollaiata sulla valle. Salgo, per vederla da vicino. Una mole opaca di cemento armato; e nessuno quassù, solo il vento. Penso alla donna che quella notte, m'han detto, si aggirava fra le macerie, gridando impazzita: «La diga! La diga!» E alla domanda muta nelle facce dei vecchi, quarant'anni dopo, ancora: Dio, quella notte, dov'era.
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