“Disonora il padre”, buona tv antimafia
mercoledì 27 novembre 2019
Una rivoluzione al femminile che sta mettendo in crisi la mafia più potente d'Europa. Punta dritto a spiegare il nuovo fenomeno di dissociazione all'interno della 'ndrangheta lo speciale Disonora il padre, di Dina Lauricella, andato in onda su Rai 3 venerdì 22 e lunedì 25 in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. Ovviamente non è stato l'unico programma ad occuparsi dell'iniziativa e non è nemmeno la prima volta che in Rai si affronta l'argomento delle donne che si ribellano alla mafia. È successo anche di recente con Cose nostre, di Emilia Brandi, su Rai 1 con una puntata dal titolo, per l'appunto, Nel nome del padre. Ma il racconto di Lauricella ha la particolarità di svolgersi sul campo, nei luoghi della 'ndrangheta, tra le strade e le case segnate dal sangue delle vittime, nella maggior parte dei casi mogli e figlie che si sono ribellate al codice d'onore e sono state uccise non dal marito bensì, come vuole la regola della mafia, “dal sangue del loro sangue”, ovvero dal padre, dal fratello e persino dal figlio. La 'ndrangheta si è evoluta a livello internazionale, ma la testa rimane in Calabria e l'organizzazione passa per la famiglia e per il codice al quale non si può venire meno, pena la morte. In questo senso, la forza di Disonora il padre sta nelle drammatiche testimonianze di donne che cercano, il più delle volte senza riuscirci, di fuggire dalla schiavitù. Le ricostruzioni degli interrogatori con voci recitanti hanno meno efficacia, ma l'audio originale delle intercettazioni telefoniche è di grande forza. Mentre è inaspettata la molla che spinge le donne della 'ndrangheta ad alzare il capo: l'innamoramento tramite chat. Spesso, non avendo contatti con l'esterno ed essendo vittime di matrimoni d'affari, finiscono per cercare l'amore attraverso l'unico mezzo che hanno per relazionarsi con il mondo esterno, i social. Sembra incredibile, ma questo sta mettendo in crisi un modello culturale e l'operatività delle stesse organizzazioni che fanno leva sul vincolo di sangue. «È un fermento meraviglioso», commenta don Ciotti, che spiega anche come la Conferenza episcopale italiana sia intervenuta concretamente, a differenza di altre istituzioni, a fianco di queste donne.
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